venerdì 12 gennaio 2018

Marco Astorri. La plastica del futuro



Una plastica biodegradabile per pulire il mare dal petrolio - Edoardo Quartale

Marco Astorri, imprenditore bolognese, è ideatore di Minerv Biorecovery, una plastica naturale e biodegradabile, presentata lo scorso giugno a Bologna in occasione del G7 Ambiente. Una nuova tecnologia potenzialmente in grado di mitigare alcuni dei danni ambientali causati dall’uomo, come lo sversamento di idrocarburi in mare. Della scoperta ne ha parlato lo stesso Astorri lo scorso 18 novembre ad Ancona, nel corso dell’evento “21 Minuti Avant-garde. Un’economia sostenibile”, organizzato dalla Fondazione Paoletti.  

“Un progetto cominciato un paio di anni fa, e come tutte le cose rivoluzionarie nato un po’ per caso” - spiega Astorri, che continua - Era il 2015 e stavamo sviluppando l’utilizzo di questo biopolimero in un altro ambito, quello della cosmesi, per cercare di sostituire le particelle di plastica presenti nei cosmetici. Abbiamo così iniziato a sviluppare delle molecole particolari di biopolimero, cercando di capire se fossero in grado di risvegliare alcuni batteri presenti in natura da sempre, soprattutto nei mari. Questi batteri, che di fatto mangiano gli idrocarburi, tra cui il petrolio, non sono tuttavia in grado di risvegliarsi così facilmente. Minerv riesce invece a riattivare questi batteri accelerando l’intero processo e a ripulire il mare dai danni da sversamento nell’arco di circa venti-trenta giorni”.  

Insomma un italiano ha reinventato la plastica, e lo ha fatto proprio nel territorio dove un altro italiano, Giulio Natta, aveva inventato la plastica per come la conosciamo oggi più di sessant’anni fa. Una plastica che non solo non è fatta di petrolio, ma che il petrolio se lo mangia. Un prodotto naturale al 100%, ottenuto a partire da scarti agricoli di realtà limitrofe all’azienda. Bio-on rappresenta infatti un esempio importante di economia circolare nel panorama italiano ed europeo.  
“Siamo partiti dalle barbabietole, per poi scoprire che si poteva fare la stessa cosa con la canna da zucchero, con gli scarti delle patate e della frutta. Scarti non più utilizzabili per l’industria alimentare che venivano dispersi nell’ambiente - spiega Astorri, che continua - Abbiamo dunque sviluppato un processo industriale completamente green, che ha visto l’abbandono della vecchia chimica pesante”. Astorri è infatti convinto che la natura rappresenti il futuro della chimica moderna: “Il fatto che dal dopoguerra l’uomo abbia fatto un uso sbagliato della chimica è un incidente di percorso. Bisogna dunque fare un passo indietro e tornare ad utilizzare gli elementi che la natura ci offre e trasformarli attraverso la chimica”.  

Un’invenzione che appena brevettata ha visto da subito un grande successo. Le aziende petrolchimiche hanno iniziato a bussare alla porta di Bio-on e solo nel 2016 sono state concesse 13 licenze.  

Su questa scoperta si aprono infatti scenari incoraggianti che vanno dalla pulizia dei porti, tra i luoghi costieri più inquinati, alla bonifica dei disastri in mare, dalla pulizia dei terreni all’eliminazione della plastica in mare, con risvolti positivi anche dal punto dell’alimentazione. Si perché oggi sappiamo che la plastica è entrata a far parte della catena alimentare e gli studi più recenti hanno fatto emergere un dato allarmante: entro il 2050 negli oceani si avrà più plastica che pesci. “‘Bio Recovery’ vuol dire proprio questo, rimediare ai disastri dell’uomo con qualcosa di naturale” conclude Astorri.  
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