Una plastica
biodegradabile per pulire il mare dal petrolio - Edoardo Quartale
Marco Astorri, imprenditore bolognese, è ideatore di Minerv
Biorecovery, una plastica naturale e biodegradabile, presentata lo scorso
giugno a Bologna in occasione del G7 Ambiente. Una nuova tecnologia
potenzialmente in grado di mitigare alcuni dei danni ambientali causati
dall’uomo, come lo sversamento di idrocarburi in mare. Della scoperta ne ha
parlato lo stesso Astorri lo scorso 18 novembre ad Ancona, nel corso
dell’evento “21 Minuti Avant-garde. Un’economia sostenibile”, organizzato dalla
Fondazione Paoletti.
“Un progetto cominciato un paio di anni fa, e
come tutte le cose rivoluzionarie nato un po’ per caso” - spiega Astorri, che
continua - Era il 2015 e stavamo sviluppando l’utilizzo di questo biopolimero
in un altro ambito, quello della cosmesi, per cercare di sostituire le
particelle di plastica presenti nei cosmetici. Abbiamo così iniziato a
sviluppare delle molecole particolari di biopolimero, cercando di capire se
fossero in grado di risvegliare alcuni batteri presenti in natura da sempre,
soprattutto nei mari. Questi batteri, che di fatto mangiano gli idrocarburi,
tra cui il petrolio, non sono tuttavia in grado di risvegliarsi così
facilmente. Minerv riesce invece a riattivare questi batteri accelerando
l’intero processo e a ripulire il mare dai danni da sversamento nell’arco di
circa venti-trenta giorni”.
Insomma un italiano ha reinventato la plastica,
e lo ha fatto proprio nel territorio dove un altro italiano, Giulio Natta,
aveva inventato la plastica per come la conosciamo oggi più di sessant’anni fa.
Una plastica che non solo non è fatta di petrolio, ma che il petrolio se lo
mangia. Un prodotto naturale al 100%, ottenuto a partire da scarti agricoli di
realtà limitrofe all’azienda. Bio-on rappresenta infatti un esempio importante
di economia circolare nel panorama italiano ed europeo.
“Siamo partiti dalle barbabietole, per poi
scoprire che si poteva fare la stessa cosa con la canna da zucchero, con gli
scarti delle patate e della frutta. Scarti non più utilizzabili per l’industria
alimentare che venivano dispersi nell’ambiente - spiega Astorri, che continua -
Abbiamo dunque sviluppato un processo industriale completamente green, che ha
visto l’abbandono della vecchia chimica pesante”. Astorri è infatti convinto
che la natura rappresenti il futuro della chimica moderna: “Il fatto che dal
dopoguerra l’uomo abbia fatto un uso sbagliato della chimica è un incidente di
percorso. Bisogna dunque fare un passo indietro e tornare ad utilizzare gli
elementi che la natura ci offre e trasformarli attraverso la chimica”.
Un’invenzione che appena brevettata ha visto da
subito un grande successo. Le aziende petrolchimiche hanno iniziato a bussare
alla porta di Bio-on e solo nel 2016 sono state concesse 13 licenze.
Su questa scoperta si aprono infatti scenari
incoraggianti che vanno dalla pulizia dei porti, tra i luoghi costieri più
inquinati, alla bonifica dei disastri in mare, dalla pulizia dei terreni
all’eliminazione della plastica in mare, con risvolti positivi anche dal punto
dell’alimentazione. Si perché oggi sappiamo che la plastica è entrata a far
parte della catena alimentare e gli studi più recenti hanno fatto emergere un
dato allarmante: entro il 2050 negli oceani si avrà più plastica che pesci.
“‘Bio Recovery’ vuol dire proprio questo, rimediare ai disastri dell’uomo con
qualcosa di naturale” conclude Astorri.
da
qui
Nessun commento:
Posta un commento