Non potete non riconoscere i risultati degli studi scientifici! Ve lo ricordate l’appello di 110 premi Nobel per promuovere il golden rice Ogm che, con un’alta percentuale di vitamina A,
avrebbe risolto per sempre il problema mondiale della malnutrizione? Da
quell’appello sono trascorsi quasi due anni ma né gli scienziati, né la
Syngenta che lo ha brevettato, sono riusciti a produrre una linea stabile di
“riso dorato” che soddisfi i benefici che gli erano stati attribuiti. C’è di
più: gli esperimenti sul campo realizzati lo scorso anno in India, la
costruzione transgenica trasferita in una delle migliori varietà [di riso] del
paese, ha danneggiato in maniera significativa la produttività e la qualità del
riso. Il riso che ne è risultato atrofizza le coltivazioni, presentava sì la
pro-vitamina A, ma la resa è diminuita drasticamente, con piante nane, foglie
pallide, pochissimi grani e radici laterali anormali. Non sempre l’esperienza
“scientifica” concreta si piega alle ragioni della propaganda, nemmeno di
quella più insigne.
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Il cosiddetto “riso dorato” è uno dei miti più costosi dell’industria
biotecnologica, utilizzato per tentare di cambiare il rifiuto
generalizzato nei confronti degli OGM. Lo presentano come l’archetipo del “transgenico buono” perché è un
riso che presenta un precursore della vitamina A,
la cui mancanza è una significativa carenza per molte persone che soffrono di
malnutrizione e che, in casi estremi, può portare alla
cecità. I suoi promotori non sono riusciti a provare che nella pratica
serva realmente ad apportare la vitamina A. Inoltre, nel 2017, in India gli scienziati hanno dato
conto di un esperimento sul campo che ha dimostrato
come l’inserimento nel riso di questa costruzione transgenica, abbia fatto
calare il rendimento e la qualità della coltivazione tanto che il raccolto è
risultato inutilizzabile.
Il cosiddetto “riso dorato” è stato abbondantemente usato come arma
di propaganda. Nel 2016, una lettera –
per nulla scientifica – firmata da un centinaio di Premi Nobel è stata
forse l’esempio più significativo della
manipolazione fatta dall’industria dei transgenici con questo riso. La
lettera è piena di falsità, che dovrebbero far vergognare quelli che l’hanno
firmata e quelli che continuano a citarla come se fosse un documento serio.
Non sorprende questo tipo di campagne da parte
dell’industria agro-biotecnologica, dove ci sono imprese come la Monsanto, nei
cui confronti sono stati provati anche casi di corruzione al fine di far
approvare i suoi prodotti, ad esempio in Indonesia. Ciò che in questo caso sorprende, è che
il “riso dorato” sotto l’aspetto funzionale non esiste, poiché né gli
scienziati che lo promuovono, né la Syngenta che lo ha brevettato, sono finora
riusciti a produrre una linea stabile di “riso dorato” che soddisfi i benefici
che gli si attribuiscono.
A questo va aggiunto che, nel 2017, in esperimenti sul campo realizzati in
India, la costruzione transgenica trasferita in una delle migliori varietà [di
riso] di questo paese, ha danneggiato in maniera significativa la produttività
e la qualità del riso. Un team di scienziati ha realizzato uno
studio introducendo i tratti transgenici per ottenere “riso dorato” con la
varietà Swarna, una delle varietà più produttive dell’India. Il riso che ne è
risultato, presentava la pro-vitamina A, ma la
resa è diminuita drasticamente, con piante nane, foglie pallide, pochissimi
grani e radici laterali anormali.
Dopo dettagliate analisi, il team
ha concluso che l’atrofia
delle piante era dovuta all’interferenza della costruzione transgenica del
“riso dorato” con la produzione delle auxine, ormoni vegetali propri del riso
che ne favoriscono la crescita.
A questo proposito, la
Dott.ssa Allison Wilson, in un articolo sull’Indipendent Science News dell’ottobre 2017, ritiene che con impatti imprevisti di
tale gravità, sia ora di dire addio a questo costoso e fallimentare
esperimento.
Quelli che promuovono i transgenici assicurano che, se
non si è riusciti a commercializzare questo riso, è stato per l’opposizione
delle organizzazioni ambientaliste verso i transgenici, che avrebbe impedito ai
bambini del terzo mondo di accedervi. La realtà, afferma Wilson, è che dopo due decenni e malgrado un’enorme
quantità di risorse, tempo e sostegno finanziario, inusitati per qualsiasi
ricercatore pubblico, risulta chiaro che “sono i problemi intrinseci allo
sviluppo degli OGM” che ne hanno impedito la commercializzazione.
Secondo il Dott. Jonathan Latham, direttore del Bioscience Resource Project e
citato nello stesso articolo, “il
“riso dorato” della Syngenta ha causato un collasso metabolico [nel riso
dell’India]…Le classiche critiche verso l’ingegneria genetica nello
sviluppo delle coltivazioni si basano da un lato sul fatto che il DNA estraneo
introdotto altera le sequenze genetiche originarie e dall’altro sul fatto che
ci saranno delle interferenze imprevedibili del normale metabolismo delle
piante. L’esperienza con il “riso dorato” esemplifica alla perfezione entrambi
i difetti”.
Questo è il problema fondamentale dell’ingegneria
metabolica, afferma Wilson. Sembra essere più facile alterare artificialmente
il metabolismo delle piante -per esempio affinché producano il precursore della
vitamina A- anziché controllare che, allo stesso tempo, non si verifichino
alterazioni impreviste, con effetti negativi sullo sviluppo delle coltivazioni.
Il denominatore comune degli
esperimenti con l’ingegneria genetica, i transgenici e il cosiddetto “editing
genomico” è l’approccio straordinariamente e intenzionalmente ristretto nel
valutare sia i problemi che si presume vogliano risolvere che i mezzi per
raggiungere tale obiettivo.
Per esempio, ci si concentra solo sulla carenza di
vitamina A, isolandola dalla situazione generale di povertà e malnutrizione
(che provoca molte altre carenze) di coloro che ne soffrono. Nelle Filippine -paese in cui si coltiva
il “riso dorato”- , le campagne per migliorare l’alimentazione, tornando a
integrare verdure e riso tradizionali nella dieta, hanno dato eccellenti
risultati nel coprire in modo duraturo la carenza di vitamina A, con un costo
di gran lunga inferiore. Non è nemmeno più considerato un problema
di salute pubblica.
La “soluzione tecnologica” proposta dall’industria e
dai biotecnologi, ignora per di più (oppure, ovviamente, in maniera
intenzionale) la complessità dei genomi e le loro interazioni all’interno degli
organismi e nella coevoluzione con gli agrosistemi e gli ecosistemi, producendo
aberrazioni, come è successo con una delle più produttive varietà di riso
dell’India.
Per tutto questo, è
assurdo che in Messico, imprenditori-biotecnologi come F. Bolívar
Zapata, Luis Herrera Estrella e A. López Munguía, utilizzino il mito del “riso dorato” come esempio
per difendere la semina, in Messico, di mais transgenico. Non
convincono nessuno -o forse qualche disinformato - però
fanno un buon servizio a Monsanto e Syngenta (https://tinyurl.com/y8auu5qq).
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