lunedì 26 maggio 2014

comitati in cammino

COMITATI SARDI In RETE
MANIFESTO D’INTENTI

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La storia recente della Sardegna è quella di un territorio costellato di progetti economici  calati dall'alto e dall'esterno, progetti i cui benefici restano in capo alle lobbies economico-finanziarie che li propongono, laddove i costi di tali progetti sono invece scaricati sulla collettività, attraverso gli incentivi economici, i danni ambientali, sociali ed economici da essi causati. Si tratta di un meccanismo collaudato che si ripete da decenni e lascia dietro di sé un tessuto economico incapace di provvedere autonomamente alle proprie necessità, comunità sfilacciate, costrette ancora oggi a vedere le energie più fresche allontanarsi alla ricerca di quelle possibilità che una progettualità ad uso e consumo di pochi ha cancellato; un paesaggio ferito da interventi decontestualizzati e privi di qualsiasi relazione con l'ambiente circostante e l’economia locale, un territorio privato delle competenze e delle popolazioni che ne garantiscano la tenuta e l'assetto.

Le rovine lasciate da decenni di gestione dissennata del territorio sono sotto gli occhi di tutti: altissimi livelli di disoccupazione, povertà, disagio sociale, spopolamento, abbandono delle campagne, dissesto idrogeologico, sottrazione di estensioni vastissime di territorio per usi militari e industriali - con annesso inquinamento che si ripercuote sulla salute pubblica - accaparramento di vastissime zone a vocazione agricola in tutta la Sardegna con il pretesto della produzione di energia da fonti rinnovabili o assimilate, veicolate da una disastrosa politica di incentivi statali (Cip6, Conto Energia, Certificati Verdi etc..), che ha fomentato pure e semplici operazioni di carattere speculativo. Questo è lo scenario con il quale si deve confrontare chi ancora vuole ostinarsi a vivere in Sardegna, nonostante tutto.

È in questo quadro così delineato - che, senza la complicità della classe politica e amministrativa e a comportamenti complici della società sarda, non si sarebbe mai potuto comporre - che nasce l'esigenza da parte delle popolazioni di reagire, rinsaldare le comunità e strutturare una linea di difesa nei confronti dell'aggressione incessante verso il territorio. I Comitati spontanei che nascono in ogni luogo della Sardegna, pur con diverse forme organizzative ed obiettivi, sono accomunati dalla necessità di ricostruire le comunità per poter immaginare un futuro, di resistere ad un uso del territorio che emargina chi quel territorio lo abita, costringendolo a vivere da straniero in casa propria o ad emigrare.

Purtroppo l'opposizione dei singoli Comitati, da sola, spesso non basta. Sono troppo forti gli interessi che investono le singole comunità: interessi di grosse aziende nazionali e multinazionali, in grado di relazionarsi direttamente ai diversi livelli di governo sovranazionale, statale e regionale, e perciò in grado di avere la meglio sulle ragioni di popolazioni la cui voce spesso non arriva oltre il livello regionale, e anche a quel livello trova interlocutori poco interessati al territorio e al rispetto delle prerogative di una Regione a Statuto Speciale, quale è la Sardegna.

Si fa quindi impellente la necessità di unire le voci, le competenze, la passione dei diversi Comitati locali, per porsi all'altezza delle controparti in modo da imporre il rispetto per le comunità, i loro diritti, le loro esigenze e la loro progettazione del territorio, per spezzare il senso d'impotenza su cui marciano gli speculatori, e così riprendere in mano il proprio destino…
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Coordinamento Sardo Non Bruciamoci il Futuro – Comitati Sardi InRete
Al Presidente della Regione Sardegna
Richiesta di moratoria
Nel rivendicare il diritto dei cittadini all'accesso alle informazioni e alla partecipazione ai processi decisionali che coinvolgono l'ambiente, la salute, il lavoro e il benessere sociale (diritto sancito da numerose normative internazionali, europee e statali) i comitati, gruppi territoriali e associazioni della Sardegna impegnati su questi temi portano all'attenzione dei cittadini e dei decisori politici quanto segue:
• è in atto una schizofrenica politica industriale tesa a trasformare la Sardegna in una piattaforma energetica per progetti di sviluppo esterni all’isola e in centro di commercio, stoccaggio o smaltimento di merci, di fonti energetiche e di rifiuti prodotti altrove, anche mediante l’accaparramento delle migliori terre a preminente vocazione agricola, con la conseguente ulteriore marginalizzazione delle tradizionali attività agro-pastorali;

• notiamo la sostanziale inerzia della Regione Autonoma della Sardegna nel rivendicare il diritto legittimo nella gestione dei bacini idrici, degli impianti idroelettrici e di altre fonti energetiche rinnovabili esistenti utili ad una produzione energetica nel rispetto della salute dei cittadini e degli intessi degli operatori del settore primario e del turismo;

• osserviamo come la politica verticistica non partecipata (chi amministra attualmente ha il mandato da appena il 18% degli elettori Sardi) sia spesso funzionale agli interessi delle lobby finanziarie e speculative estranee agli interessi dei Sardi favorendo l’accumulazione, la centralizzazione e il trasferimento fuori dell’Isola della ricchezza prodotta lasciando solo le macerie ambientali, sanitarie e sociali;

• in una situazione di degrado ambientale e sociale diffuso, di aggressioni continue al nostro territorio, di minaccia alla nostra salute, assistiamo ad una continua esclusione dalla possibilità di partecipare come singoli e come comunità alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo lontano da quello che negli ultimi 50 anni ha portato la nostra Terra ad avere il triste primato di regione con l’estensione più vasta di territorio contaminato (445 mila ha), associato ad elevati tassi di incidenza e di mortalità per malattie delle popolazioni residenti, e sul piano sociale a registrare i tassi di disoccupazione, particolarmente giovanili, tra i più alti dello Stato;

• un Governo Centrale “amico” con il D.Lgs 23 dicembre 2013, n. 145, convertito con modificazioni dalla L. 21 febbraio 2014, n. 9 (in G.U. 21/2/2014, n. 43) e noto come Decreto “Destinazione Italia", ha posto le basi per un sostanziale disimpegno degli inquinatori dall’obbligo di bonifica a partire dalla sottoscrizione di accordi di programma con lo Stato ed Enti
Locali per una riconversione industriale di tali aree, con agevolazioni fiscali a carico della comunità e spesso indirizzate, come a Porto Torres e a Portoscuso, a scelte non certo sostenibili sul piano ambientale, sanitario ed economico portate avanti in assenza di una preventiva efficace azione di bonifica;

• il medesimo Decreto “Destinazione Italia” vede lo Stato avocare a se competenze che riguardano la nostra Isola nel settore ambientale come nella ricerca di risorse geotermiche per la produzione di energia elettrica con possibile compromissione di ulteriori 200 mila ha, in un momento nel quale fioriscono nel territorio sardo innumerevoli progetti di produzione energetica con ricorso alle biomasse, ai biodigestori, ai mega parchi eolici, ai campi fotovoltaici, ai mega impianti termodinamici solari in aree a vocazione agricola, fino alle trivellazioni per la ricerca di idrocarburi e ai nuovi inceneritori di rifiuti.
CHIEDIAMO un atto urgente di MORATORIA che preveda:

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