giovedì 16 agosto 2012

Land grabbing all'italiana

“Gli Arraffa Terre” sono le imprese italiane che si stanno accaparrando terreni agricoli su scala globale. Il fenomeno del land grabbing, cioè, riguarda da vicino anche imprese e istituzioni finanziarie del nostro Paese (che sostengono l'azione dei primi). 
Nomi più o meno conosciuti, da Eni a Maccaferri, da Benetton a Generalifino ai tre big del credito (UnicreditIntesa e Monte dei Paschi di Siena), che portano l’Italia al secondo posto tra i Paesi Europei “più attivi negli investimenti su terra all’estero, seconda solamente all’Inghilterra”. 
“Gli Arraffa Terre” è anche il titolo di una mappatura puntuale e ricca di dati sul ruolo che l’Italia svolge nell’accaparramento dei terreni agricoli su scala globale, pubblicato da Re:Common in occasione del vertice di Rio sull'ambiente.  
In totale sono una ventina le compagnie attive in questo business, dalla Patagonia (dov'è presente Benetton) a tante imprese in Africa, in particolare in Mozambico, Etiopia e Senegal. 

Le compagnie italiane acquisiscono a poco prezzo e per periodi molto lunghi centinaia di migliaia di ettari in Paesi afflitti da siccità e fame, come l’Etiopia, per impiantare colture intensive, con lo scopo di produrre cibo per l’esportazione o per coltivare olio di palma o jatropha poi impiegate per generare agro-combustibili. 
Si pensi al caso della Fri-el Green, che proprio in Etiopia paga 2,5 euro l’anno a ettaro per un totale di 30mila ettari affittati per 70 anni, la cui produzione di olio di palma potrebbe essere destinata ad alimentare la controversa centrale termoelettrica di Acerra...

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