mercoledì 29 maggio 2024

Da grande farò lo spazzino - Alessandro Ghebreigziabiher

  

Immaginiamo un gruppo di bambini. Qualora prestassimo orecchio, banalmente sentiremmo parlare di speranze e sogni. Che il più delle volte, a causa del peso dell’età, concorderemmo nel ritenerli al meglio ingenui. Soprattutto per quanto riguarda le singole aspirazioni. Tra le più gettonate, io sarò un astronauta e io diventerò una scrittriceio presidente della Repubblica e io un’affermata stella del rock, io solo famoso e io, con simile praticità, tanto riccaDi certo, farebbe rumore se uno di loro esclamasse a gran voce: “Da grande farò lo spazzino”.

Si dà il caso invece che è proprio ciò che Mateo De La Rocha disse da piccolo ai suoi familiari in Bolivia e il motivo era semplice: ai suoi occhi, tutt’altro che ingenui, lo spazzino era l’unico che vedeva fare qualcosa contro l’inquinamento. In seguito, Mateo e la sua famiglia si sono trasferiti negli Stati Uniti, precisamente nella città di Cary, nella Carolina del Nord e oggi, giunto all’ultimo anno delle superiori, ha deciso di dare concretezza alla presunte ingenuità di allora. Dopo aver coinvolto nell’impresa due suoi compagni di studi, Lila Gisondi e Sebastian Ng, si è dedicato a un’iniziativa a dir poco lodevole, se non urgente: chiudere un pozzo petrolifero abbandonato in Ohio, arrivando a raccogliere ben 10.000 dollari.
Secondo l’Environmental Protection Agency, negli Stati Uniti sono 3,9 milioni i pozzi di petrolio e gas abbandonati e invecchiati. Molti di essi perdono metano, un gas serra che è quasi 30 volte più potente dell’anidride carbonica nell’intrappolare il calore nell’atmosfera per un periodo di cento anni, e ancora più potente su periodi di tempo più brevi. Un problema mondiale, non solo degli Usa.

Secondo un rapporto Reuters nel mondo i pozzi definiti orfani e quindi estremamente dannosi e pericolosi sono circa 29 milioni. Solo sotto la superficie dell’acqua del Golfo del Messico se ne calcolano almeno 27.000. Otre alle emissioni gas che incidono sull’effetto serra, c’è anche il grave aspetto dell’inquinamento, con il rilascio di sostanze cancerogene nelle falde acquifere.

Che dire allora dell’Italia? Ebbene, dati risalenti al 2022 ci dicono che su 1.298 pozzi che raggiungono in profondità giacimenti di gas o petrolio sono più della metà quelli chiusi, ovvero 752. Le ragioni sono molteplici, magari perché il giacimento è esaurito, o perché il possibile guadagno non pareggiava i costi, perché la produzione richiedeva ulteriori investimenti che l’azienda incaricata non era in grado di coprire, oppure perché erano state violate le norme per lo sfruttamento.

In ogni caso le conseguenze e i rischi sono particolarmente elevati, fino a parlare di una vera e propria calamità naturale, come nel caso dello smaltimento delle acque di produzione in un pozzo dismesso nel 1988 in Molise.

Ovviamente, invece di preoccuparsi dell’effetto serra e dell’inquinamento, ci si sofferma di più su come guadagnarci ulteriormente da questi enormi buchi nel cuore del pianeta che ci ospita.

Così, per quanto riguarda il nostro Paese, non posso fare a meno di tornare a immaginare. A chiudere gli occhi e a figurarmi di nuovo un gruppo di bambini, sperando non solo che alcuni di essi si augurino di fare gli spazzini da grandi e rimedino ai danni compiuti dalle sciagurate generazioni che li hanno preceduti. Perché se proprio devo sognare anch’io, mi piacerebbe che nessuno di loro fosse costretto a farlo, ecco.

da qui

 

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