Ora vi
insegno un modo per mettere in circolazione beni e servizi senza fare uso
di denaro;
quello che si sono inventati al Distretto dell’economia solidale di Monza e
della Brianza. Prendete un pezzo di carta e tracciate due colonne. Su una
colonna scrivete tutte le cose di cui avreste bisogno, sull’altra tutte le cose
che potreste cedere, imprestare, costruire, fare. Per esempio: lezioni di
inglese e di musica, un maglione per l’inverno e una tenda da campeggio per
l’estate, un computer ancora buono e l’ospitalità di una settimana in casa
vostra, una giornata di lavoro nei campi o di assistenza domiciliare… Postate
tutto sulla piattaforma Mi Fido di Noi e vedete se c’è qualche cosa che fa per
voi.
Fin
qui, niente di nuovo: si chiama baratto asincrono e vi sono molte piattaforme
che aiutano ad intermediare domanda e offerta. Ora però attribuite un valore
alle vostre mercanzie e alle vostre prestazioni. Il Distretto brianzolo
ha stabilito che l’unità di conto usata per misurare gli scambi – chiamata Fido
– sia basata sul tempo, perché è molto democratico essendo uguale per tutti: sei minuti corrispondo ad
un Fido, un’ora a dieci Fidi. Il Fido non è convertibile in nessun modo in
euro, ma per facilitare i conti si può pensare che un Fido equivalga
indicativamente ad un Euro. Per le transazioni non si usano banconote. Ogni
partecipante al circuito comunitario di scambio è intestatario di un conto
corrente personale gestito via web (e presto anche dagli smartphone) tramite la
piattaforma informatica messa a punto dalla cooperativa Sargo (Rete Mutuo
Credito). Al momento dell’ingresso nel sistema (chiamiamolo “fidopoli”) la
“zecca della comunità” accredita a favore di ogni partecipante 300 Fidi. Giusto
per iniziare. Non sono ammessi conti in rosso per più di 500 Fidi. Acquisti e
vendite devono essere in equilibrio. Accumulare Fidi senza rimpegnarli non ha
senso economico. Tanto varrebbe donare. Ma non ci si può nemmeno indebitare. I Fidi sono una
“moneta a credito”, non a debito.
Il
regolamento interno stabilisce che se si generano situazioni debitorie i
gestori del sistema si attivano per verificare i motivi e adottare misure di
rientro (rateizzazioni, fondo fiduciario) oppure l’esclusione dal circuito. A
pochi mesi dall’avvio Mi Fido di Noi ha già centodieci partecipanti attivi.
Sergio
Venezia è tra i promotori del progetto (che ha avuto anche un supporto della
Fondazione Cariplo) e vede l’iniziativa come la formazione di “un grosso gruppo
di mutuo aiuto, un sistema per attivare le competenze e il saper fare che vi è
in ognuno di noi e che l’economia dei soldi non premia. Un pretesto per poterci
dire grazie”.
Mi Fido
di Noi è un’evoluzione
del modello delle Banche del tempo, mira a fare rete con le imprese
dell’economia solidale (botteghe del commercio equo e solidali, produttori
biologici, cooperative sociali) ed è a tutti gli effetti una moneta virtuale
complementare locale.
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