Posso dirlo? Quando ho letto questa storia mi sono
commosso e ho pianto come un bischero. Perché la bellezza che vive nella
resistenza all'autorità, alla disobbedienza alle leggi ingiuste, è sempre molto
emozionante. Soprattutto quando viene da ragazze e ragazzi così giovani.
La storia è questa, siamo a
Vercelli, la scuola è una terza media. I professori leggono una finta circolare
ministeriale che impone ai venti ragazzi dell'Istituto con almeno un genitore
straniero (tutti informati dell'esperimento prima che venisse realizzato), di
smettere di seguire le lezioni con i loro compagni, e l'obbligo di spostarsi in
un'aula separata. E poi a giugno un esame in più “per dimostrare la conoscenza
della lingua e della cultura italiana”.
Ma le compagne e i compagni di questi ragazzi, quasi tutti, si sono opposti, mentre invece i ragazzi con genitori stranieri (a conoscenza dell'esperimento) si alzavano in piedi e fingevano di obbedire alla finta circolare.
Ebbene: qualche studente ha chiesto di seguire i compagni stranieri nella nuova aula, qualcuno ha chiamato la preside, altri hanno cercato di mettersi in contatto con gli studenti di altre scuole per capire se anche da loro stava accadendo una cosa simile, altri ancora hanno cercato di impedire fisicamente che i compagni lasciassero l'aula.
Ma le compagne e i compagni di questi ragazzi, quasi tutti, si sono opposti, mentre invece i ragazzi con genitori stranieri (a conoscenza dell'esperimento) si alzavano in piedi e fingevano di obbedire alla finta circolare.
Ebbene: qualche studente ha chiesto di seguire i compagni stranieri nella nuova aula, qualcuno ha chiamato la preside, altri hanno cercato di mettersi in contatto con gli studenti di altre scuole per capire se anche da loro stava accadendo una cosa simile, altri ancora hanno cercato di impedire fisicamente che i compagni lasciassero l'aula.
L'esperimento, così, ha ricreato
una situazione simile a quella delle leggi razziali del 1938, cercando di
valutare le reazioni che si avrebbero (o non si avrebbero) oggi. Poi, una volta
svelato l'esperimento, le ragazze e i ragazzi hanno scritto su dei foglietti i
loro sentimenti. Uno ha scritto "mi sono sentito uno schifo perché non mi
ritengo superiore ai miei compagni”; uno dei ragazzi con i genitori stranieri,
invece, ha scritto "so che se succedesse veramente i miei compagni si
ribellerebbero e mi aiuterebbero".
Un inchino a tutti gli studenti e
le studentesse, alla scuola Pertini, alla preside Ferdinanda Chiarello. E un
inchino alle due insegnanti che hanno ideato la simulazione: Patrizia Pomati e
Carolina Vergerio.
Grazie di cuore da parte di tutte le persone per bene.
da qui
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