Spesso guardare le cose da un’altra prospettiva aiuta a comprendere
meglio la realtà. Ecco perché, otto mesi dopo il primo reportage, siamo tornati nel compendio del Marganai con un drone. L’occhio elettronico ha
sorvolato le aree che quasi due anni fa sono state rase al suolo col placet dell’Ente foreste e ha svelato un’immensa foresta con un buco al centro: 33
ettari di bosco trasformati in legna da ardere e materia prima per la produzione di pellet. Abbiamo effettuato un sopralluogo
in tre diverse zone interessate dalla ceduazione: S’isteri, Sa folara de su carbonau e Su caraviu. Ecco quello che abbiamo trovato.
A
S’isteri tanto verde. Ma è quello sbagliato.
“Tutto
ricrescerà ancora più rigoglioso”, si sono affrettati a dire i vertici
dell’Ente foreste nel bel mezzo delle polemiche sul taglio della lecceta.
Quando, però, non si sa: “In effetti negli ultimi due anni, dopo il
passaggio delle motoseghe, qualcosa è cresciuto: corbezzolo, cisto, erica. Dai
tronchi dei lecci tagliati invece, spuntano solo timidi polloni: continuamente
brucati dagli animali di passaggio, non riescono a svilupparsi”, dice Francesco Aru, in
rappresentanza del team che sta costantemente monitorando l’area per
l’aggiornamento del Piano di gestione del Monte Linas – Marganai. Del gruppo di
professionisti fanno parte anche il padre della geopedologia in Sardegna, Angelo Aru e il geologo Daniele Tomasi. Nel frattempo, la
differenza tra l’area tagliata e la foresta intatta è impressionante: il
paesaggio è totalmente modificato ed è rimasto immutato negli ultimi
due anni. Forse anche per questo il Sovrintendente ai beni paesaggistici
di Cagliari e Oristano,Fausto Martino, ha deciso di imporre lo stop ai tagli e
di ragionare a bocce ferme sull’intero progetto, che nel giro di pochi anni
dovrebbe interessare circa 550 ettari di lecceta. È ciò che chiedeva a gran
voce anche l’associazione ambientalistaGruppo di intervento giuridico, che per prima ha
denunciato il caso Marganai...
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