giovedì 7 aprile 2011

Le dighe del Narmada (1)

Ogni sera, quando fa scuro, nei 12 gruppi di case che compongono il villaggio di Bilgaon si accendono le lampadine. E' una notizia: fino a pochi mesi fa non c'era luce elettrica a Bilgaon, sulle colline di Satpuda, nella valle del fiume Narmada, stato del Maharashtra, India centrale. Tutto è cambiato con la diga. Non la diga di Sardar Sarovar, alta ormai 100 metri (nei progetti arriverà a 136) e costata parecchie centinaia di milioni di dollari, che produce energia elettrica per le città dello stato del Gujarat. E neppure le altre grandi dighe che hanno tagliato il fiume Narmada costringendo quasi un milione di persone a spostarsi o cercare altra terra da coltivare. E' un semplice terrapieno alto due metri che ha fornito energia elettrica a Bilgaon. E' stato realizzato dagli stessi abitanti del villaggio, con la People's School of Energy (Scuola popolare dell'energia) del Kerala, stato dell'India meridionale, e gli attivisti della Narmada Bachao Andolan, «Campagna per salvare la valle di Narmada» (dalle mega dighe). E' un esempio delle «attività di ricostruzione» di cui parla (anche in questa pagina) Medha Patkar, leader riconosciuta del movimento contro le dighe di Narmada. Il lavoro è cominciato circa un anno fa, a metà del 2002. Sei mesi dopo, il primo esempio di «villaggio elettrificato» è stato inaugurato dal ministro per lo sviluppo rurale del Maharashtra (è uno dei tre stati rivieraschi del Narmada. La diga è nel territorio del Gujarat, ma la gran parte del'area sommersa dal lago artificiale si trova negli stati del Madhya Pradesh e in misura minore Maharashtra). Il progetto «hydel» usa l'energia prodotta da una cascata naturale su un piccolo affluente, il fiume Uday. Il terrapieno permette di immagazzinare in un reservoir 150.000 litri d'acqua, che poi è incanalata in una cisterna capace di 30mila litri. L'acqua ne defluisce al ritmo di 400 litri al secondo da un'altezza di 8 metri per azionare una turbina, che a sua volta fa funzionare un generatore al ritmo di 1.500 rotazioni per minuto. Questo basta per dare elettricità a tutte le 12 padas (agglomerati di case) da cui è composto il villaggio, tutti nel raggio di 4 chilometri. Nei mesi in cui il fiume è in piena, il villaggio ha elettricità 24 ore al giorno. Nei mesi di secca l'elettricità è garantita per 4 ore al giorno, dopo l'imbrunire...
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Martoriata da cicloni e monsoni (l' ultimo dei quali, a fine luglio, ha devastato lo Stato del Maharashtra offrendo al mondo immagini apocalittiche di distruzione e di morte), l' India ha sempre dovuto fare i conti con l' acqua. Ma sempre più spesso la violenza della natura è assecondata dagli interventi dell' uomo, responsabile del mutamento climatico cui vanno in parte attribuite le catastrofi naturali: come nel subcontinente indiano, dove - avvertono i 2.500 scienziati del «Panel on Climate Change» - questa collaborazione ha «firmato» i super-cicloni che hanno investito gli Stati dell' Orissa (1995)e dell' Andhra Pradesh (1996), quest' ultimo, il più grave, con un bilancio di duemila morti. Mentre da sempre la minaccia di inondazioni incombe pesantemente, per il surriscaldamento e l' innalzamento del mare, sulle regioni del Golfo del Bengala dove confluiscono in groviglio il Gange, il Brahmaputra e il Meghna. In questo immenso, paludoso estuario si getta anche il Narmada che, con i suoi 1.300 chilometri di percorso, viene annoverato di diritto fra i grandi fiumi dell' India. Ma da parecchi anni, per le popolazioni che vivono lungo le sue sponde, su questo sentimento di sacralità e devozione mistica si è andato via via sovrapponendo un senso, sempre più acuto, di paura: la paura di essere inondati, anzi sommersi dalle sue acque. La costruzione della mastodontica diga di Sardar Sarovar (altezza finale prevista, 138 metri) e di altre dighe - 30 grandi, 135 medie e quasi 3.000 piccole - volute dal governo di Nuova Delhi per attuare «il più vasto e ambizioso progetto per lo sviluppo di una valle mai concepito nella storia dell' uomo» ha intensificato, invece di attenuare, il timore di imminenti catastrofi, essendo ogni struttura di sbarramento inadeguata a contenere la tremenda forza d' urto dell' acqua sprigionata di continuo dai ghiacciai himalayani...

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L'arresto di Medha Patkar, in sciopero della fame contro il “piano Narmada” (Narmada Valley Development Project) è solo l'ultimo episodio di una lotta lunga ormai venti anni contro la distruzione di centinaia di villaggi e di intere vallate e foreste.
Lo sfruttamento delle risorse idriche in India sta portando alla realizzazione di 3.200 dighe sul fiume Narmada e i suoi affluenti. Verso la fine dell'anno scorso è stato celebrato il ventesimo anniversario dell'inizio della resistenza popolare contro questi devastanti progetti che, insieme alla dignità e ai diritti dei nativi, calpestano ogni rispetto per l'ambiente naturale. Interi villaggi sono già scomparsi sotto le acque dei bacini, mentre contadini e popolazioni tribali scompaiono negli slums delle città, cessando di esistere come comunità. A fianco di Medha Paktar si è schierata la scrittrice Arundhati Roy, da sempre in prima linea contro le dighe e per la difesa dei nativi....
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Mentre la maggior parte di noi sono come mesmerizzati dai discorsi sulla guerra e sul terrorismo e sulle guerre contro il terrore - ma si può andare in guerra contro un sentimento? - nello stato di Madhya Pradesh una piccola zattera di fortuna ha dispiegato le vele nel vento. Su un marciapiede di Bhopal, in una zona chiamata "Tin Shed" [Tettoia di lamiera], un piccolo gruppo di persone si è imbarcato in un viaggio di fede e speranza.

Non c'è niente di nuovo in ciò che stanno facendo. Ciò che è nuovo è il clima in cui lo fanno.

Oggi è il ventitreesimo giorno dello sciopero della fame di quattro attivisti del Narmada Bachao Andolan [Salvate il Movimento del Narmada, ndt]. Hanno digiuato due giorni più a lungo di Ganhdi nei suoi digiuni durante la lotta per la libertà. Le loro richieste sono più modeste di quanto lo siano mai state le sue. Stanno protestando contro lo sfratto forzoso da parte del governo del Madhya Pradesh di oltre mille famiglie adivasi per far posto alla diga del Maan. Tutto ciò che chiedono è che il governo metta in atto una propria politica per fornire terra in cambio di terra agli sfollati per la diga. Non vi sono controversie. La diga è stata costruita. Gli sfollati devono essere reinsediati prima che il bacino si riempia con i monsoni e sommerga i villaggi...

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