mercoledì 6 aprile 2011

peggio del colonialismo

In Etiopia è in gioco la sopravvivenza di oltre 200.000 persone che abitano la Valle dell’Omo così come tutto l’eco-sistema della zona per via di un’enorme diga in fase avanzata di progettazione. La struttura andrà ad alterare il corso del fiume e le sue tradizionali esondazioni che rendono fertile la piana e permettono alla popolazione di coltivare le terre .L’impatto della diga è invece stato giudicato positivo da parte dell’impresa italiana Salini che se ne è aggiudicata l’appalto!

Il fiume omo scorre per 760 km tra Etiopia, Kenya e Tanzania e dà sostegno economico a diverse tribù, è fonte di alimentazione per miglialia di animali e ha creato un ambiente adatto alla proliferazione di varie specie vegetali. La gigantesca diga alta ben 240 metri, progettata per produrre energia elettrica in un paese, l’Etiopia, che è poverissimo e ha la maggior parte della popolazione sotto la soglia di povertà, si preannuncia faraonico e fuori-scala...

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La diga, che secondo il governo etiope sarebbe già costruita al 40%,fermerà i cicli naturali delle esondazioni da cui dipendono i metodi di coltivazione delle tribù della valle dell’Omo. Benché il governo affermi di poter risolvere il problema ricreando delle “piene artificiali”, lo scorso anno i costruttori della diga hanno svelato dei progetti che prevedono che le tribù “passino a forme più moderne (sic!) di coltivazione” dopo “un periodo di transizione”.

L’imposizione di un cambiamento di questo tipo si rivelerà senza dubbio disastrosa perché comporterà l’eliminazione delle già inadeguate “piene artificiali” in un panorama di totale mancanza di garanzie di mezzi alternativi di sopravvivenza.

“Noi ci nutriamo di quello che ci dà il fiume Omo. Dipendiamo dal pesce che è come il nostro bestiame. Se le piene dell’Omo cessano, moriremo tutti” ha dichiarato un membro della tribù dei cacciatori raccoglitori Kwegu…

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… L’impatto delle grandi dighe sui popoli indigeni è spesso taciuto e profondissimo. La tribù amazzonica degli Enawene Nawe ha appreso che le autorità brasiliane progettano di costruire 29 dighe sui fiumi che scorrono nelle loro terre. Nella sola Amazzonia, i popoli incontattati che saranno colpiti dai progetti idroelettrici sono 5.

I Penan del Sarawak rischiano lo sfratto a causa della diga di Murum mentre la contestata diga GibeIII costruita dall’italiana Salini Costruttori potrebbe condannare le tribù etiopi della bassa Valle dell’Omo alla dipendenza dagli aiuti alimentari. “La nostra terra è diventata cattiva. Hanno chiuso i rubinetti e noi abbiamo fame. Aprite la diga e lasciate scorrere l’acqua” chiede disperato un uomo Kwegu.

Centinaia di indigeni brasiliani si riuniranno in settimana per protestare insieme contro la controversa diga Belo Monte, che minaccia le terre di molte tribù e le fonti di cibo indispensabili alla loro sopravvivenza…

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2 commenti:

  1. certo quell'energia non andrà a rifornire le popolazioni che invece ridurrà alla fame. cosa saranno le coltivazioni più moderne, quelle con le sementi della monsanto?

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  2. solo vergogna per noi Occidente, dighe (che distruggono territori, persone, popoli), ogm (che distruggono produzioni locali per una modernità ed efficienza effimere), rapporti di scambio ineguali (Cristoforo Colombo e amici con le collanine e gli specchietti in cambio dell'argento e dell'oro erano dei dilettanti).

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