martedì 28 dicembre 2010

Il Movimento delle citta' in Transizione (Transition Towns)

Il Movimento delle citta' in Transizione, o delle Transition Towns, nasce nel 2005 in un angolo dell'Irlanda, il paesino di Kinsale, idillica via di mezzo tra le brughiere del Nord e una specie di Cinque Terre con yacht e baia, resa unica dalla presenza di una scuola di Permacultura (se non sapete cos'e' la permacultura portate pazienza, ne parliamo la prossima volta).

Qui insegna un giovane ex-pubblicitario inglese, Rob Hopkins, che un giorno decide di far vedere ai suoi studenti un film di cui gli hanno parlato bene, una produzione americana che si chiama The End of Suburbia. Ed e' qui che il nostro eroe dalle orecchie a sventola ha il suo 'Peak Oil Moment': insieme a tutti i suoi studenti torna a casa sconvolto e depresso all'idea che il nostro mondo, cosi com'e', non puo' andare avanti.

Lo dicono i limiti fisici di un pianeta tondo su cui si cerca di fare lo sviluppo lineare. Lo dicono gli ambientalisti da decenni. Ma a molta gente, incluso Rob, il concetto che 'porta a casa' l'idea di quanto questo modello di sviluppo sia in crisi, e' capire come funziona il picco del petrolio…

…Una delle ultime realta' ad aderire, San Lazzaro di Savena, ha cominciato formando un gruppo di lettura per approfondire insieme il Manuale di Hopkins. In molte altre esperienze si e' partiti dai cineforum, incontrandosi per vedere e poi discutere di un documentario (geniali i Transition Kino di Ferrara), oppure sono stati i GAS ad aggiungere gruppi di transizione alle proprie attivita', mentre dalla rete nazionale si sono rese disponibili persone per tenere Transition Talks, ovvero incontri di presentazione (il contagio tra gruppi vicini e' fondamentale).

Ma a Lame, un quartiere di Bologna (eh gia' perche' ci sono Citta' di Transizione ma anche Transition Paesi, Isole... e Quartieri) sono invece partiti dal teatro, per cercare nella creativita' l'energia per progettare la discesa energetica e perche', come ho sentito dire in un'intervista da un membro di Transition Japan, 'if it's not fun, it's not sustainable' (se una cosa non ci fa stare bene, se non ci divertiamo facendola, ma come puo' essere sostenibile?)

http://www.criticamente.it/movimenti/19527-il-movimento-delle-citta-in-transizione

Lo scopo principale del progetto è quello di elevare la consapevolezza rispetto a temi di insediamento sostenibile e preparare alla flessibilità richiesta dai mutamenti in corso. Le comunità sono incoraggiate a ricercare metodi per ridurre l'utilizzo di energia ed incrementare la propria autonomia a tutti i livelli. Esempi di iniziative riguardano la creazione di orti comuni, riciclaggio di materie di scarto come materia prima per altre filiere produttive, o semplicemente la riparazione di vecchi oggetti non più funzionanti in luogo della loro dismissione come rifiuti. [3]

Sebbene gli obiettivi generali rimangano invariati, i metodi operativi utilizzati possono cambiare. Per esempio Totnes ha introdotto una propriamoneta locale, il Totnes pound, che è spendibile nei negozi e presso le attività commerciali locali. Questo aiuta a ridurre le "food miles" (distanza percorsa dal cibo prima di essere consumato, causa di inquinamento e dispendio energetico) e supporta l'economia locale.[4] La stessa idea di moneta locale verrà introdotta in tre Transition Towns gallesi. [5]

Fulcro del movimento delle Transition Town è l'idea che una vita senza petrolio può in realtà essere più godibile e soddisfacente dell'attuale. "Ragionando fuori dallo schema corrente, possiamo in realtà riconoscere che la fine dell'era di petrolio a basso costo è un'opportunità piuttosto che una minaccia, e possiamo progettare la futura era a bassa emissione di anidride cabonica come epoca fiorente, caratterizzata da flessibilità e abbondanza - un posto molto migliore in cui vivere dell'attuale epoca di consumo alienante basato sull'avidità, sulla guerra e sul mito di crescita infinita"…[6]

da wikipedia

Qualcuno leggerà questo post proprio perché ha pensato che potrebbe essere bello venire a vivere qui. A voi vorrei dire che probabilmente Monteveglio non è il posto che vi immaginate. Abbiamo già incontrato persone che sono venute a vedere di persona la situazione con l’idea di trasferirsi e quasi tutti quando arrivano dicono “non me lo immaginavo così”.

Monteveglio è un paesino di provincia con un parcheggio al posto della piazza, una struttura sociale polverizzata, aree dormitorio tipiche della provincia e tanti altre cose poco edificanti. Non abbiamo rinunciato alle auto, non mangiamo solo cibo biologico (anche se probabilmente ne mangiamo molto più della media nazionale), non abbiamo tutti l’orto (anche se ne abbiamo davvero tantissimi), non ci vogliamo tutti tanto bene, ecc.

Ci sono segmenti notevoli della popolazione che nessuno sa come contattare, nè noi, nè l’Amministrazione, nè altri. Ci sono tantissime persone che hanno saputo della Transizione solo attraverso Report e tantissime altre che ancora non sanno nemmeno cosa sia. Una grande fetta della popolazione non partecipa a nulla, non è interessata al concetto di comunità, si fa i fatti suoi come si usa nelle nostre società, niente di più niente di meno…

da qui

il blog di Monteveglio, citta in transizione

Città in Transizione su Google Maps

il sito di transitionitalia

alcuni siti interessanti in inglese

http://www.transitiontowns.org.nz/

http://transitionculture.org/

http://www.transitiontowntotnes.org/



continua su youtube...

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