martedì 5 agosto 2014

due bambini col babbo sulla strada di Santiago di Compostela

Quei 113 chilometri percorsi a piedi hanno molti significati. Contengono la voglia di vedere applicata la Carta dei diritti per le persone autistiche, in particolare l'articolo 11 (il diritto a mezzi di trasporto accessibili e alla libertà di movimento) e l'articolo 12 (l'accesso ad attività culturali, ricreative e sportive e a goderne pienamente). E contengono il desiderio di sfidare i pregiudizi e di dimostrare che le condizioni di disabilità non possono impedire qualsiasi attività. Penso proprio che Pierangelo Cappai sia partito da Cagliari con uno zaino pieno di aspettative, il 2 Luglio, dando il via al progetto “In cammino con l’autismo”, patrocinato dall’associazione Diversamente Onlus, lungo un percorso sufficientemente collaudato: Santiago de Compostela. Per cercare di capire il senso di questa impresa Linguaggio Macchina ha intervistato Pierangelo Cappai, insegnante, Presidente e socio fondatore dell’Associazione Diversamente Onlus, sposato con Alessandra, Assistente Sociale, è papà di Federico, 13 anni e di Karola Teresina, 8 anni.

Com'è nato questo progetto?
«Premetto che sin dal momento della diagnosi ho sempre sentito l’esigenza di fare rete, di unirmi ad altri genitori per condividere l’esperienza, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti e sulle particolari esigenze delle persone con autismo e proprio per questo motivo sin dal 2007 ho contribuito a fondare, con altri genitori, l’Associazione Diversamente Onlus che ho l’onore di rappresentare essendo il Presidente. Con l’Associazione ci siamo spesso mossi in gruppo, sia per escursioni di una giornata che per veri e propri viaggi di più giorni anche all’estero. L’idea del viaggio è nata almeno un anno fa, doveva essere almeno inizialmente un’esperienza personale. Ho pensato poi di condividerla con uno scopo ben preciso o meglio con due obiettivi, il primo quello di far conoscere il più possibile la Carta dei Diritti delle Persone con Autismo, in particolare gli articoli riguardanti la mobilità e il secondo quello di dimostrare che anche nei casi di autismo a basso funzionamento o comunque con maggiori compromissioni non bisogna arrendersi, non bisogna fermarsi ma al contrario cercare di garantire loro il maggior numero di opportunità. Terminata la scuola le occasioni di socializzazione e integrazione si riducono notevolmente e se sin da piccoli non abituiamo i nostri figli e non ci abituiamo noi genitori ad affrontare anche situazioni in ambienti non strutturati e non protetti, il rischio dell’autoghettizzazione è molto alto.»

Come vi siete preparati?
«Federico sapeva da mesi della partenza, ha imparato a riconoscere alcune delle immagini tipiche del Cammino quali la Freccia Gialla, la conchiglia e alcuni pittogrammi che poi si trovano lungo il percorso. Questo lo ha aiutato molto. Per quanto riguarda la preparazione fisica, in realtà sarebbe dovuta essere maggiore, anche perché Federico è un ragazzo abbastanza pigro, che tende a non voler camminare e che molto spesso se decide di fermarsi e non proseguire è irremovibile. Durante tutto il cammino in ogni caso sono stati rispettati i tempi e le esigenze dettate principalmente da Federico, con frequenti pause e soprattutto nei primi giorni terminando il cammino dopo pochi chilometri.»…

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