Il caso
Animali torturati e decapitati nei laboratori dell’Ateneo di Catanzaro,
nell’ambito di progetti finanziati dal ministero della Salute. Laboratori
scientifici in precarie condizioni con la conseguenza della falsa attendibilità
delle ricerche espletate. Ispezioni dell’Azienda sanitaria pilotate per coprire
ogni possibile contestazione sulla gestione degli esperimenti, che venivano
effettuati spesso senza alcuna precauzione in stabulari dove c’erano gabbie
sporche e condizioni igieniche più che precarie. Erano stanze dell’orrore
quelle dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, che l’inchiesta della
Procura – su indagini della Guardia di Finanza – ha portato al sequestro.
In totale sono 21 gli indagati tra docenti universitari, ricercatori e
responsabili dell’Asp. I reati contestati sono di associazione per delinquere,
corruzione, falso, truffa aggravata ai danni dello Stato, maltrattamento e
uccisione di animali. Il blitz della Guardia di Finanza è scattato ieri mattina
all’Università Magna Graecia e all’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro.
Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari su
richiesta della Procura di Catanzaro: 11 indagati sono finiti agli arresti
domiciliari mentre un altro soggetto è stato interdetto per 12 mesi
dall’esercizio delle pubbliche funzioni rivestite in seno all’Azienda sanitaria.
Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo di
due stabulari dell’Università, adibiti alla sperimentazione sugli animali per
finalità di ricerca. A due indagati sono stati sequestrati oltre 23mila euro,
somma che gli inquirenti ritengono sia il provento di una truffa aggravata ai
danni dello Stato.
La Guardia di Finanza ha notificato 21 avvisi di garanzia nell’ambito
dell’inchiesta che, per la Procura di Catanzaro, ha accertato l’esistenza di un
collaudato sistema illecito che consentiva agli indagati di “pilotare” le
visite ispettive svolte dall’Asp presso i laboratori scientifici dell’ateneo
universitario condizionandone i relativi esiti. In questo modo, l’università si
sarebbe assicurata l’espletamento delle onerose attività progettuali
autorizzate dal ministero della Salute.
L’indagine ha dimostrato un rapporto di compartecipazione e di reciproci
favoritismi tra i due enti pubblici: l’Asp di Catanzaro quale controllore e
l’università Magna Grecia quale ente controllato. Dagli atti dell’inchiesta è
emerso che i vari responsabili di progetto facevano ricorso ad ingenti fonti di
finanziamenti pubblici: circa 2 milioni di euro che sarebbero serviti alla
copertura economica delle varie attività progettuali, costantemente garantite
dall’ottenimento dell’attestazione di regolarità rilasciata “illecitamente” dai
veterinari dell’Asp preposti alle ispezioni, nonostante le precarie condizioni
in cui versavano i laboratori.
Criticità che, se i controlli fossero stati eseguiti correttamente,
avrebbero comportato l’immediata chiusura, con la conseguente perdita dei fondi
erogati per lo svolgimento della ricerca e l’irrogazione di pesanti sanzioni
amministrative. Secondo la Procura di Catanzaro, alla base del sodalizio
c’erano i rapporti corruttivi tra alcuni indagati. Reati che avrebbero
riguardato anche la redazione delle graduatorie finali di un concorso presso
l’università Magna Graecia. All’esito delle procedure concorsuali, infatti,
veniva dichiarata vincitrice la figlia di uno degli indagati, dirigente
dell’Asp di Catanzaro. Per gli investigatori, il prezzo della corruzione
sarebbe da rintracciare nelle cospicue somme di denaro che un veterinario
dell’Asp di Catanzaro ha ricevuto in virtù dei numerosi incarichi di docenza
illecitamente ottenuti presso l’ateneo in cambio del sistematico esito positivo
delle visite ispettive dallo stesso svolte presso i laboratori scientifici
della Magna Graecia.
Infine, è emerso che in realtà le attività sperimentali con animali vivi
sono state effettuate, in gran parte, attraverso la violazione delle basilari
norme di igiene e benessere animale. Eppure, proprio l’attività di ricerca con
sperimentazione “in vivo” costituisce, se ben espletata, un passaggio
fondamentale per la validazione delle ipotesi scientifiche. L’inchiesta,
invece, ha consentito di riscontrare l’esistenza di un allevamento abusivo di
animali da laboratorio. Un allevamento che sarebbe stato costantemente
utilizzato dagli indagati per alimentare le attività di ricerca. La Guardia di
Finanza avrebbe riscontrato anche alcune ipotesi di maltrattamento degli
animali coinvolti nei progetti finanziati con soldi pubblici: da un lato
sarebbe stata cagionata l’uccisione immotivata di animali, non autorizzata dal
ministero della Salute, dall’altro sarebbe stata falsata l’attendibilità delle
ricerche espletate in quei laboratori.
L’ex rettore, i suoi collaboratori i veterinari e gli ispettori
Ai domiciliari sono finiti l’ex rettore Giovambattista de Sarro, coinvolto
anche in qualità responsabile scientifico di progetti di ricerca; Domenico
Britti, presidente dell’organismo interno preposto al benessere animale,
presidente fino al 2023 della Scuola di Farmacia e Nutraceutica che ha la
diretta gestione degli stabulari. E ancora, sempre agli arresti domiciliari,
Giuseppe Caparello, presidente dell’Ordine dei medici veterinari, direttore
della Struttura complessa del Servizio veterinario dell’Asp dal 2018 e
direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Catanzaro dal 2020; Fabio
Castagna, veterinario designato per lo stabulario di Roccelletta di Borgia;
Rita Citraro, sperimentatrice nei progetti di cui è responsabile scientifico De
Sarro e docente del dipartimento di Scienze della salute dell’Università.
Nella lista dei destinatari del provvedimento ci sono anche Nicola Costa,
veterinario designato per lo stabulario di Roccelletta di Borgia sino al 2021;
Antonio Leo, sperimentatore nei progetti di cui è responsabile scientifico De
Sarro e docente del dipartimento di Scienze della salute dell’Ateneo; Giovanni
Loprete, veterinario designato per lo stabulario di Germaneto;
Ernesto Palma, responsabile del benessere animale per lo stabulario di
Roccelletta di Borgia e componente stabile dell’organismo preposto al benessere
animale; Anselmo Poerio, veterinario convenzionato dell’Asp addetto alle
ispezioni negli stabulari dell’Ateneo; Giuseppe Viscomi, veterinario dell’Asp,
responsabile delle ispezioni negli stabulari Umg. Infine, misura sospensione di
12 mesi dall’esercizio delle pubbliche funzioni nell’Asp per Luciano Conforto,
veterinario addetti alle ispezioni negli stabulari. Tra i 21 indagati risulta
anche Ciro Indolfi, presidente della Federazione Italiana di Cardiologia, in
qualità di responsabile di un progetto di ricerca su «Modello di danno
vascolare nel ratto per lo studio della restenosi coronaria nell’ arteriopatia
obliterante periferica cronica». Indolfi è indagato per maltrattamento di
animali.
Animali uccisi senza anestesia
Scene orribili quelle che, per gli investigatori, si consumavano tra le mura
dei laboratori. Animali vivi – cavie o ratti ma anche altri di piccola taglia –
torturati, sbattuti violentemente contro il muro o decapitati senza alcuna
anestesia. «Le gabbie erano costantemente sporche – ha testimoniato uno degli
operatori dei laboratori – e dovevamo essere noi a pulirle nonostante fosse una
responsabilità dello stabularista. In un’altra testimonianza raccolta dagli
investigatori: «Non sempre le procedure di soppressione venivano
rispettate. Io personalmente procedevo alla soppressione solo se potevo sedare
l’animale e potevo ucciderlo secondo le procedure. Ho assistito, invece, ad
alcuni casi di decapitazioni di animali senza anestesia. È capitato che, a
causa di ciò, gli altri ratti abbiano sentito l’odore del sangue derivante dalla
decapitazione e si siano agitati. Ciò può costituire un problema anche a fini
scientifici, perché se gli altri animali si agitano, oltre a diventare
ingestibili, producono il cortisolo che incide sui risultati delle analisi.
Infine ricordo che quando ero arrivata da poco a lavorare presso lo stabulario,
mi fu raccontato che, almeno in un’occasione, per sopprimere un animale, pare
venne scagliato al muro». E infine, un ultimo testimone conferma
che «la procedura di decapitazione era piuttosto cruenta e gli animali
erano vivi».
Federica Nin: “Il maltrattamento è strutturale e non accidentale in tutti i
laboratori”
“È triste dover pensare che lo scandalo è esploso per reati principalmente
finanziari.
Li hanno arrestati in quanto sono accusati anche di associazione per
delinquere, corruzione e truffa ai danni dello Stato, altrimenti, per il “solo”
maltrattamento animale (che è comunque contestato anch’esso) non penso che la
vicenda avrebbe avuto questa risonanza. Quante cause per maltrattamento –
proprio degli animali d’uso scientifico – sono finite in un flop perché per
quegli animali, di serie Z, non si è ottenuta giustizia! Detto ciò è importante
far emergere che non sono “incidenti di percorso”, guai prodotti da “mele
marce”, bensì la punta dell’iceberg di problemi sistemici di cui si sa
ampiamente, solo che solitamente non viene fuori la pistola fumante. Ora invece
questa pistola fumante si vede. Ma si deve dire chiaramente che è pieno di
pistole ovunque, tenute nascoste, e che questa è la realtà del sistema che si
basa sulla SA/vivisezione.” – ha dichiarato a Pressenza Italia
Federica Nin, socia fondatrice dell’Associazione medico-scientifica O.S.A. –
Oltre la Sperimentazione Animale e psicologa, che da anni si interessa anche di
psicologia della relazione uomo-animale e di questioni di bioetica,
epistemologia, filosofia morale e filosofia della scienza indirizzando le sue
ricerche in particolare verso la questione del paradigma animale nella ricerca
biomedica. “Un punto importante è che il maltrattamento – che comunque
è strutturale in tutti i laboratori e non accidentale – fa implodere la
scientificità di qualunque esperimento. Le testimonianze parlano infatti del
cortisolo prodotto dagli animali (ma vale per tutti, anche quelli umani) come
risposta ormonale, come reazione fisiologica allo stress e all’angoscia,
sballando i risultati delle ricerche. E va aggiunto che anche lo stress da
stabulazione – vera e propria prigionia -, la manipolazione da parte degli
operatori e sperimentatori, le condizioni di luce, la gestione della
temperatura, dell’umidità, e dell’intera situazione ambientale, alterano non
solo i risultati ma anche la riproducibilità (la caratteristica fondamentale di
un esperimento scientifico) delle procedure. La cattiva gestione degli orari di
luce e buio è piuttosto normale in qualsiasi stabulario, soprattutto nei
weekend e in tutti i festivi. E qui la scientificità va a ramengo.”
Conclude Nin: “È veramente cosa rara ed eccezionale che la verità di
uno stabulario emerga all’attenzione di istituzioni e opinione pubblica. Di
solito i controlli da parte delle ASP, così come emerso in questa occasione,
sono concordati e pilotati, al fine di tenere tutto ben nascosto. Questa volta
“il diavolo ha fatto le pentole senza i coperchi”. Spero che questo sposti
significativamente il piano inclinato, da cui scivolerà giù la vivisezione.”
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/01/15/ispezioni-pilotate-nei-laboratori-delluniversita-di-catanzaro-11-arresti-ce-anche-lex-rettore-de-sarro/7837515/
https://www.quotidianodelsud.it/calabria/catanzaro/cronache/criminalita/2025/01/15/catanzaro-blitz-anticorruzione-11-arresti-tra-i-vertici-dellumg-e-dellasp
https://video.sky.it/news/cronaca/video/arresti-catanzaro-animali-maltratti-e-uccisi-nei-laboratori-980325
https://salerno.corriere.it/notizie/cronaca/25_gennaio_15/inchiesta-catanzaro-animali-torturati-e-decapitati-nei-laboratori-dell-universita-arrestati-docenti-e-ricercatori-1bf46e3f-aac7-48c2-9bcc-ec22b1e97xlk.shtml
https://www.ilvibonese.it/cronaca/505986-cavie-uccise-sbattendole-al-muro-le-accuse-che-hanno-portato-a-11-arresti-tra-asp-e-universita-di-catanzaro/
https://salerno.corriere.it/notizie/cronaca/25_gennaio_15/inchiesta-catanzaro-animali-torturati-e-decapitati-nei-laboratori-dell-universita-arrestati-docenti-e-ricercatori-1bf46e3f-aac7-48c2-9bcc-ec22b1e97xlk.shtml?appunica=true&app_v2=true
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