Intorno all’acqua si potrebbe crare
un minimo di consenso tra tutti i popoli e governi, in vista di un bene comune,
il nostro e del sistema-vita.Indipendentemente dalle discussioni che si fanno
sul tema dell’acqua, possiamo fare una affermazione sicura e
indiscutibile: l’acqua è un bene naturale, vitale, insostituibile e
comune. Nessun essere vivente, umano o non umano, può vivere senza acqua.
Le Nazioni Unite, il 21 luglio del 2010, hanno approvato questa risoluzione,
“l’acqua potabile e sicura e i servizi igienico-sanitari sono un diritto umano
fondamentale”.
Consideriamo rapidamente i dati di
base sull’acqua nel pianeta Terra: essa esiste da circa 500 milioni di
anni; il 97,5% delle acque nei mari e negli oceani sono salate. Solo il 2,5% è
dolce. Più dei 2/3 dell’acqua dolce si trova nelle calotte polari e nei
ghiacciai e nelle cime dei monti (68.9%); quasi tutto il resto (29,9%)
sono acque sotterranee. Resta lo 0,9% nelle paludi e solo lo 0,3% nei
fiumi e nei laghi. Di questo 0,3% il 70% viene destinato all’irrigazione
agricola, 20% all’industria e ne resta solo il 10% del 0,3% per uso umano e
animale.
Ci sono sul pianeta circa un
miliardo e 360 milioni di chilometri cubi di acqua. Se prendiamo tutta
l’acqua degli oceani, laghi, fiumi, falde acquifere e calotte polari e la
distribuíamo uniformemente sulla terra, la terra sarebbe sommerso a tre KM di
profondità sotto l’acqua. Il Rinnovamento delle acque è di circa 43 mila
km cubi all’anno, mentre il consumo totale è stimato a 6 mila di km cubi
all’anno. Quindi non vi è alcuna mancanza di acqua.
Il problema è che non è equamente
distribuita: il 60% è in soli 9 paesi, mentre altri 80 paesi hanno
scarsezza . Poco meno di un miliardo di persone consumano l’86%
dell’acqua esistente, mentre per 1,4 miliardi è insufficiente (nel 2020
saranno tre miliardi), e per due miliardi non è trattata, il che genera
l’85% delle malattie secondo l’Oms. Si presume che nel 2032 circa 5
miliardi di persone saranno colpite da scarsità d’acqua. Il Brasile è la
potenza naturale delle acque, con il 12% di tutta l’acqua dolce del
pianeta per un totale di 5.400 miliardi di metri cubi. Ma non è equamente
ripartita: 72% nella regione amazzonica, il 16% nel CentroOvest, l’8% nel Sud e
nel Sud-Est e il 4% nel Nord-Est.
Nonostante l’abbondanza, non
sappiamo usare l’acqua, cosicchè il 37% di quella trattata viene sprecata,
quantità capace di rifornire tutta la Francia, il Belgio, la Svizzera e
l’Italia settentrionale. È urgente, quindi, un nuovo livello culturale nei
confronti di tale elemento essenziale (vedi lo studio più minuzioso è stato
fatto dal compianto Aldo Rabouças, Acque dolci in Brasile: Descrizioni, SP
2002). Un grande esperto di acqua che lavora nelle agenzie delle Nazioni Unite
in materia, la canadese Maude Barlow, afferma nel suo libro “L’acqua: Patto Blu
(2009)”: La popolazione mondiale è triplicata nel XX secolo, ma il consumo
di acqua è aumentato di sette volte.
Nel il 2050, quando avremo 3
miliardi in più di persone, avremo bisogno dell’80% in più di acqua solo per
l’uso umano; e non sappiamo da dove arriverà. Questo scenario è drammatico, in
quanto mette chiaramente in discussione la sopravvivenza della specie
umana e della maggior parte degli esseri viventi. C’è una corsa globale
per la privatizzazione dell’acqua. Nascono grandi multinazionali come la
francese Vivendi e Suez-Lyonnaise, la tedesca RWE, la britannica Thames Water e
l’americana Bechtel. Si è creato un mercato dell’acqua che coinvolge più
di 100 miliardi di dollari.
Sono fortemente presenti nella
commercializzazione dell’acqua minerale Nestlé e Coca-Cola, che stanno
cercando di acquistare fonti d’acqua in tutto il mondo, anche in Brasile. Ma ci
sono anche forti reazioni delle popolazioni, come è accaduto nel 2000 a Cochabamba in
Bolivia. L’azienda America Bechtel aveva acquistato le acque e aumentato i
prezzi del 35%. La reazione organizzata della popolazione ha buttato fuori dal
paese la società. Il grande dibattito ora infuria in questi termini: l’acqua è
fonte di vita o di lucro?
L’acqua è un bene economico
naturale, vitale, comune e insostituibile o un bene economico da trattare come
risorsa idrica e mettere sul mercato? Entrambe le dimensioni non si escludono a
vicenda, ma devono essere giustamente correlate.Fondamentalmente l’acqua è in
relazione con il diritto alla vita, come insiste il grande specialista in
acqua Riccardo Petrella (Il Manifesto dell’acqua, Voci 2002). In questo senso,
l’acqua potabile per uso alimentare e cura personale e abbeveraggio degli animali
dovrebbe essere gratuita.
Siccome è scarsa e richiede una
complessa struttura di captazione, stoccaggio, trattamento e distribuzione,
implica una dimensione economica innegabile. Questa, tuttavia, non deve
prevalere sull’altra; al contrario, si dovrebbe renderla più accessibile a
tutti e gli utili dovrebbero rispettare la natura comune, vitale e
insostituibile dell’acqua. Anche gli elevati costi economici dovrebbero
essere coperti dal Potere Pubblico.
Non c’è spazio per discutere le
cause dell’attuale siccità. Mi rimetto allo studio dell’importante libro dello
scienziato Antonio Donato Nobre “Il futuro climatico dell’Amazzonia“, uscito a
metà gennaio di quest’anno 2015 a San Paolo, dove dice che il
cambiamento climatico è un fatto di scienza ed esperienza. Avverte: stiamo
andando al macello. Una fame zero nel mondo, prevista dagli Obiettivi del
Millennio, deve includere la sete zero, perché non esiste un cibo che
possa esistere ed essere consumato senza acqua. L’acqua è vita, generatrice di
vita e uno dei più potenti simboli della natura della Realtà Ultima. Senza
acqua non potremmo vivere.
Traduzione curata da Antonio
Lupo.
* Leonardo Boff è giornalista e
scrittore
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