…
almeno la mia.
* *
*
Ecco
alcune riflessioni, sempre mie: una specie di bilancio esistenziale in 10
punti.
1.
Viviamo soffocati dalla burocrazia, che solo
apparentemente e` stupida, ma invece e` perfettamente mirata e ha lo scopo di
costringerci a soddisfare tutti i nostri bisogni primari attraverso il mercato.
Riconquistare
l’auto-sufficienza come produttori diretti di quel che serve ai nostri bisogni
fondamentali e` un primo modo di liberarsi dalla dittatura del mercato e delle
merci.
2.
La seconda forma di condizionamento capillare delle
nostre vite sta nella moltiplicazione dei bisogni superflui, che fanno conto
anche sul bisogno di ostentazione tipico di molti esseri umani, che, non
potendo distinguersi per quello che sono, credono di poterlo fare per quello
che hanno.
La
prima libertà e` quella psicologica dai bisogni che non ci appartengono.
3.
Non tutto quello che il mercato offre e` in se stesso
disprezzabile e una totale liberazione dal mondo delle merci e` impossibile. E
tuttavia
non
e` difficile selezionare anche praticamente tra i bisogni indotti quelli che
non corrispondono alla propria natura profonda e rifiutarli; la selezione dei
bisogni diminuisce il grado di dipendenza economica e dunque aumenta il grado
di libertà personale.
4.
Da tempo lo scopo del continuo aumento della produzione non e` altro che
l’accumulazione di ulteriore guadagno di chi affoga già nei soldi.
Questo
problema dello spasimo di chi ha già tutto di volere ancora di più non ci
riguarda.
Sottrarsi
all'obbligo imposto di arricchirsi a tutti i costi e` un primo modo di
indebolire la dittatura economica di chi ha troppo.
5.
Il mondo oggi non ha bisogno di aumentare ulteriormente la
produzione del superfluo, ma di migliorare la felicita` concreta degli esseri
umani; l’aumento della produzione di merci aumenta l’infelicità della massa
degli esclusi e non soddisfa a sufficienza l’infima minoranza di coloro che
possono avere inutilmente tutto.
Possiamo
cominciare a cambiare questo stato di cose e a rifiutare il superfluo almeno
per noi stessi; gli altri si regolino come credono e per quel che sentono.
6. Il
problema di tutti coloro che non hanno abbastanza non dipende affatto da una
insufficiente produzione di beni, ma dalla loro cattiva distribuzione: e`
matematicamente chiaro che se una minoranza dell’1% possiede la meta` della
ricchezza mondiale, e` sufficiente riportare questa minoranza nella media per
raddoppiare la ricchezza media del resto della popolazione: e sarebbe perfino
troppo.
Ma
non occorre neppure pensare a soluzioni cosi` estreme: e` sufficiente un
modesto incremento della tassazione sui grandi patrimoni per migliorare
sensibilmente le condizioni di vita delle fasce di popolazione che vivono in
poverta` estrema.
Agire
politicamente per una migliore distribuzione dei beni comincia con la
possibilità di averne di propri da mettere a disposizione di chi ne ha bisogno.
7.
Un potere ostile moltiplica le regole e le forme di tassazione e
di controllo per impedire agli esseri umani di vivere secondo la propria natura
originaria in spontaneità e collaborazione immediata con gli altri.
Riappropriarsi
di queste forme di vita autogestite e spontanee e` un modo di opporsi ad un
potere pervasivo, malvagio e stupido.
Un
ampliamento deciso della propria autonomia economica, anche attraverso la
riscoperta di piccole forme di baratto solidale, e` la strada maestra della
felicita`, della libertà` e della dignità`.
8.
I luoghi da cui molti fuggono perchè appaiono
incompatibili con i modi di vita innaturali che ci vengono imposti presentano
proprio per questo le condizioni di una natura meno devastata che altrove e ci
restituiscono la bellezza del sentirci parte di un tutto vitale e di un pianeta
vivo.
Le
montagne sono il luogo privilegiato di questo patrimonio naturale in grado di
ricomprenderci come figli suoi.
Ritornare
alla natura, per quel che se ne e` salvato, ha tutto il valore di un no
dichiarato ai paesaggi dolorosi da osservare che hanno devastato
irrimediabilmente il territorio nel quale vivono le nostre città
trasformandolo già da ora in un panorama post-umano.
9.
La montagna può essere anche il luogo fisico dove la
rete della propaganda di massa arri va a estendere i suoi tentacoli con qualche
difficoltà`.
I
collegamenti intermittenti dei cellulari, delle reti internet, la ricezione
più difficoltosa delle notizie manipolate che si sforzano di mantenerci nel
flusso di un lavaggio cerebrale continuo non sono una limitazione, ma una
ricchezza.
Ci
consentono più facilmente quella osservazione critica delle notizie che e` la
prima e non rinunciabile condizione della nostra libertà mentale, oppure
facilitano la decisione di non dare alcun tipo di ascolto ai canali che
evidentemente ci manipolano.
10. Vivere
con naturalezza guardando le fabbriche e le superstrade centinaia di metri
sotto di noi assomiglia molto al rifugiarsi in un nido d’aquila, rifiutando il
destino del pollo di allevamento al quale qualcuno voleva incatenarci.
Camminare
sul crinale di una montagna in silenzio e in pace con tutti, amare l’azzurro
del cielo e il mondo lontano sono ciascuno il gesto semplice di
una rivoluzione silenziosa.
Del
resto non siamo neppure obbligati a proporre alcuna rivoluzione a coloro che
non sono interessati: il cielo azzurro che entra nei nostri polmoni attraverso
il libero respiro può anche essere il premio, limitato, senza alcuna
ingiustizia, a coloro che l’hanno cercato e scelto.
Nessun commento:
Posta un commento