mercoledì 30 gennaio 2013

Roma come Las Vegas


In fatto di casinò, Roma vanta il primato nazionale: «294 sale e più di 50 mila slot machine distribuite tra Roma e provincia. Con il primato di detenere il più grande locale d'Europa, quello di piazza Re di Roma, nel quartiere Appio, con 900 postazioni di gioco. Questo prima dell'apertura lo scorso novembre di Timecity a Parco Leonardo: 1.500 metri quadrati dedicati al gaming con 150 slot machine e video lotterie, 400 metri dedicati a una sala Bingo, un centro scommesse e molto altro ancora».
Il gioco d'azzardo è la terza impresa italiana, con un fatturato legale stimato in 76,1 miliardi di euro, «l'unica con un bilancio sempre in attivo e che non risente della crisi che colpisce il nostro paese», che mobilita il 4% del Pil nazionale. Cifre allarmanti se confrontati con quelli che fotografano la situazione sociale di nuova povertà in Italia.
L'azzardo vale 80 miliardi 
Intanto cresce il business dell'azzardo, cresce un sistema malato, cresce un mercato del gioco ampiamente infiltrato dalla criminalità, con la complicità dello Stato e delle istituzioni. È evidente che la normativa sul gioco d'azzardo in Italia non solo è del tutto inadeguata a contrastare il rischio di infiltrazioni criminali, ma è funzionale alla «tutela» dell'erario pubblico prima che alla salute dei cittadini. 
Lo Stato regola il gioco d'azzardo attraverso la distinzione tra gioco legale e illegale con l'unico obiettivo di assicurarsi il guadagno che ne deriva, senza curarsi del benessere dei cittadini e della città. Sembra sia in atto una competizione tra Stato e mafie sul mercato del gioco d'azzardo, quest'ultimo un fenomeno che di per sé non viene messo in discussione.
È del 24 gennaio la notizia del blitz della Guardia di Finanza contro un'organizzazione capeggiata dal boss della 'ndrangheta che gestiva i settori del gioco online per un giro di affari di 90 milioni di euro. L'operazione ha confermato la fondatezza dell'inchiesta del giornalista Giovanni Tizian sugli interessi malavitosi che ruotano attorno alla legalizzazione del gioco on line e slot machine e l'attività illecita di installazione di slot in Emilia da parte della 'ndrangheta. Per tale inchiesta Tizian ha ricevuto minacce pesanti; anche per questo come Cinema Palazzo ci sentiamo vicini a lui e gli esprimiamo tutto il nostro appoggio e solidarietà. Scrive Roberto Galullo su Il Sole 24 Ore: «L'attività investigativa ha consentito di disarticolare l'intera associazione a delinquere dedita alla produzione e commercializzazione di apparecchi elettronici da intrattenimento (Video slot) con schede gioco illegalmente modificate per occultare i reali volumi di gioco e conseguendo un illecito guadagno a danno dello Stato».
Secondo una inchiesta di A. Custodero del maggio del 2011: «Il giro d'affari del gioco d'azzardo in Italia è 16 volte il business annuo di Las Vegas, o quanto basterebbe a sei o sette manovre finanziarie». 
In realtà, come sappiamo, le concessionarie del gioco sono in larga parte infiltrate da capitali mafiosi e le misure previste per arginare il fenomeno sono inefficaci e facilmente aggirabili. Ne è un chiaro esempio il caso della Camene Spa, la sfortunata società che tentò di aprire il casinò a San Lorenzo, senza possedere il requisito di tracciabilità previsto dalla legge. Inoltre del giro d'affari generato dal gioco legale solo una minima parte finisce nelle casse dello Stato. 
Insomma, la legalizzazione del gioco d'azzardo sembra studiata per offrire un campo di riciclaggio alle organizzazioni criminali e per far emergere le attività illegali che continueranno a esser gestite dagli stessi soggetti. La gestione ordinaria di questo sistema, al di là di qualche blitz e picco mediatico, testimonia l'intenzione di mantenere le condizioni perché questo si verifichi…

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