lunedì 12 settembre 2011

Preferirei non essere Anna - Arundhati Roy

Mentre i suoi mezzi forse sono gandhiani, le sue richieste non lo sono di sicuro.

Se ciò che stiamo vedendo alla TV è veramente una rivoluzione, allora è una di quelle più imbarazzanti e inintelleggibili dei tempi recenti. Per ora, qualunque siano le domande che voi avete in merito al Jan Lokpal Bill, qui ci sono le risposte che verosimilmente otterrete: spuntate la casella - (a) Vande Mataram (b) Bharat Mata ki Jai (c) India is Anna, Anna is India (d) Jai Hind[1].

Per ragioni completamente differenti, e in modi completamente differenti, potreste anche dire che i Maoisti e il Jan Lokpal Bill hanno in comune una cosa: entrambi mirano a sovvertire lo Stato indiano. I primi lavorando dal basso, per mezzo di una lotta armata, condotta da un esercito in larga parte adivasi, composto dai più poveri tra i poveri[2].

Il secondo partendo dall’alto, per mezzo di un incruento colpo maestro gandhiano, condotto da un santo coniato di fresco, e un esercito di persone largamente urbanizzate e di sicuro più benestanti (in questo il Governo sta facendo tutto ciò che gli è possibile per sovvertire se stesso).

Nell’aprile del 2011, pochi giorni dall’inizio del primo “sciopero della fame fino alla morte” di Anna Hazare, cercando qualche maniera per distrarre l’attenzione dai grandi scandali di corruzione che hanno ridotto i suoi margini di credibilità, il governo ha rivolto un invito al “Team Anna” - il logo scelto da questo gruppo della “società” civile - affinché entrasse a far parte di una commissione incaricata di redigere una nuova proposta di legge anti-corruzione. Dopo pochi mesi però ha abbandonato quel tentativo e ha presentato un suo proprio progetto di legge, ma talmente pieno di difetti che era impossibile prenderlo sul serio.

Poi, il 16 agosto, la mattina del suo secondo “digiuno fino alla morte”, prima che avesse iniziato il digiuno stesso o di aver commesso alcun atto illegale, Anna Hazare è stato arrestato e imprigionato. Così ora la lotta per il Jan Lokpal Bill si è fusa con quella per il diritto a protestare, con quella per la stessa democrazia.

Dopo poche ore di questa “Seconda Lotta per la Libertà”, Anna è stato rilasciato.

Ma con una decisione astuta ha rifiutato di lasciare la prigione ed è rimasto nel carcere di Tihar, come un ospite riverito, dove ha iniziato un digiuno reclamando il diritto di digiunare in un luogo pubblico.

Per tre giorni, mentre fuori si accalcavano la folla e i furgoni delle televisioni, membri del Team Anna, sfrecciavano dentro e fuori dalla prigione di massima sicurezza, portando fuori messaggi video da mandare in onda su tutti i canali della TV nazionale (a chi altro si sarebbe concesso un simile lusso?). Nel frattempo 250 impiegati della Commissione Municipale di Delhi, 15 camion e sei ruspe lavoravano senza sosta per mettere a posto il terreno fangoso del piazzale Ramlila in vista del grande spettacolo del weekend[3].

Ora Anna, servito da capo a piedi, vegliato da folle salmodianti e telecamere montate su gru, sorvegliato dai medici più cari di tutta l’India, ha iniziato la terza fase del digiuno fino alla morte. “Dal Kashmir a Kanyakumari, l’India è una”, ci dicono i conduttori televisivi...

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