mercoledì 21 settembre 2011

costi e ricavi di un impianto eolico

Costi

Possiamo suddividere questa voce in tre macro aree: costi dell’impianto, costi di gestione e costi di dismissione.

Il costo più significativo relativamente all’impianto è rappresentato dalla fornitura e dalla posa in opera degli 11 aereogeneratori.

Se vogliamo essere certi di non sottostimare, possiamo arrivare a 1.5 ME (Milioni di Euro) per MW installato, chiavi in mano, e quindi raggiungere la cifra di circa 50 ME (Iva Inclusa) che noncrediamo possa essere contestata Naturalmente il costo effettivo dipende dalla situazione: vanno realizzate strade di collegamento, scavi, fondazioni, cabine di trasformazione e si gioca molto su questo, perché spesso, questo tipo di lavori è appaltato a ditte locali. A Lucera, tra l’altro, la situazione morfologica è tra l’altro comodissima: morbida orografia territoriale, diffusa rete stradale, ecc..

Comunque, queste voci, relative a : opere elettriche e civili, rilievi, attività di consulenza, collaudi e IVA, potrebbero contribuire per altri 8 ME portando questa voce a circa 58ME.

In costi di gestione sono quelli relativi al costo di manutenzione delle pale e ai costi relativi all’affitto dei terreni che possiamo ipotizzare in 7000 euro l’anno per torre.

Facendo un calcolo su 15 anni, potremmo ipotizzare tale costo nell’ordine dei 10-15 milioni di euro.

I costi di dismissione sono quelli relativi alla normativa regionale per le fideiussioni e a un mutuo ipotizzato con interessi al 5% e con un piano di ammortamento in 5 anni.

In 15 anni queste voci potrebbe incidere per circa 7 ME.

Sommando tutte le voci, il costo totale dell’impianto di Lucera potrebbe essere ipotizzato tra i 70 e gli 80 ME (160 miliardi di lire)

Ricavi

Ipotizziamo un funzionamento minimo di 1600 ore l’anno e con un prezzo (vendita energia e CV) di 180 Euro per Mwh prodotto. Questo fornisce 33 x 1600 = 52800 MWh per anno di energia prodotta e 9.500.000 Euro l’anno di ricavi.

In 15 anni (regime dei CV) il ricavo dell’impianto è nell’ordine dei 140 milioni di euro (280 miliardi di lire).

Ed è bene ribadire che i conti sono stati fatti sovrastimando i costi e sottostimando i ricavi.

Come si vede, e senza scomodare gli indovini, è facilmente prevedibile cosa succederà nel futuro prossimo: l’impianto si ammortizza in circa sette- otto anni, in meno di 15 anni raddoppia quasi il capitale investito e, se il contratto avesse la durata di 29 anni, gli utili per la società, raggiungerebbero cifre stratosferiche.

Di tutto questi soldi, solo il 5%-6 finirebbe nelle casse del Comune.

Il Comune infatti, a fronte dei 280 miliardi di lire realizzati dall’impresa, realizza, in 15 anni, tra i 14 e i 17 miliardi di lire.

Una miseria se paragonata ai profitti realizzati dalla società privata.

Se questi calcoli sono esatti e sarebbe un piacere se venissero smentiti, si tratta di una vera e propria beffa, resa ancora più tragica dal fatto che tale comportamento sfugge a qualsiasi logica economica che normalmente vede, nel possessore di un bene scarso, colui che nel venderlo, stabilisce le regole e realizza i profitti maggiori.

E bisogna riconoscere che questa percentuale è comunque un risultato di tutto rispetto se paragonato ai contratti stipulati una decina di anni fa e che prevedevano percentuali dell’1.5%, passati al 4- 4.5%. negli ultimi anni.

E infatti, nelle passate amministrazioni comunali, si narra, che uno degli sport praticati da parte di qualche amministratore, fosse quello di lavorare“per il bene della città” affinché le percentuali delle società private risultassero più alte.

La beffa finale è rappresentata dai guadagni di coloro che renderanno possibile tale affare: i proprietari delle terre dove saranno installate gli impianti.

A fronte dei 140 milioni di euro (280 miliardi di lire) che l’azienda privata ricaverà in 15 anni, i contadini, realizzeranno circa 100 mila euro lordi in quindici anni, da cui tra l’altro dovranno detrarre la quota riservata all’erario.

I contratti stipulati negli ultimi anni, prevedono, per l’affitto dei terreni, quote che mediamente arrivano alla cifra che abbiamo ipotizzato (7.000 euro). Dieci anni fa i contratti non superavano i 400 euro l’anno e i profitti per le imprese erano come quelli attuali se non superiori.

Siamo nella situazione paradossale che a pochi chilometri di distanza, vendendo lo stesso bene, ci sono contadini che, stipulando i contratti una decina di anni fa, realizzano pochi centinaia di euro e altri che ricavano cifre molto superiori.

Uno scandalo, reso possibile dalla crisi del mercato agricolo che ha reso improduttive le campagne, ma soprattutto, dall’inerzia delle associazione di categoria che, in questo caso, non sembra che abbiano tutelato a dovere gli interessi dei propri iscritti.

Nella convenzione dovrebbe essere prevista anche la possibilità che, in alternativa al pagamento dei contributi, la società ceda al comune la proprietà del 7% dell’impianto.

Questa percentuale dovrebbe essere utilizzata per la realizzazione di un impianto comunale.

Non avendo avuto modo di studiare la convezione, non è possibile entrare nel merito di questo aspetto, ma si ribadisce che, se con la realizzazione dell’impianto comunale finissero nelle casse dell’ente pubblico molti più soldi di quelli previsti dalla liberalità al 5%-6%, non ci sarà nessun problema a riconoscerne l’utilità.

Se l’impianto servisse a creare posti di lavoro tali da incidere sull’assetto economico della città, nessuno avrebbe nulla da eccepire.

Se i ricavi servissero ad aiutare le fasce deboli della popolazione, con mezzi concreti che potrebbero essere tra l’altro: aiuti economici alle famiglie e agli anziani in difficoltà, incentivi per l’acquisto della prima casa alle giovani coppie, contributi alle famiglie numerose, incentivi per incrementare la natalità e altre iniziative analoghe a queste, nessun avrebbe nulla da obiettare.

Se con questi soldi si riuscisse a migliorare le condizioni dell’ambiente, del paesaggio e dei beni storici e culturali che sono investiti dal degrado eolico e da tutte le discariche che appestano la nostra terra, l’eolico rappresenterebbe senz’altro un ottimo affare…

da qui


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