giovedì 26 gennaio 2012

Etiopia, un esodo forzato - Paola Desai

Il governo etiopico lo definisce un «programma di villaggizzazione»: trasferire circa un milione e mezzo di abitanti di zone rurali entro il 2013 in nuovi villaggi dove avranno «accesso alle infrastruture socio-economiche fondamentali», dall'acqua ai servizi sanitari e le scuole. Un esodo massiccio, cominciato nella regione occidentale di Gambella: le autorità dicono che 70mila persone sono state trasferite a tutto il 2011, in modo volontario, beneficiando così di migliori condizioni di sviluppo economico e culturale. Il programma sarà presto esteso alle regioni di Afar, Somali, e Benishangul-Gumuz. Fin qui la versione governativa. L'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch è andata a vedere come si sono svolte le cose nel primo anno e ne parla in tutt'altro modo: un programma di trasferimento forzato in cui la popolazione, soprattutto dei gruppi etnici Anuak e Nuer, è costretta sotto la minaccia di violenza a spostarsi in villaggi dove manca dei mezzi di sopravvivenza. Non solo: sembra proprio che le terre così sgomberate siano tra quelle che il governo vuole dare in concessione a grandi imprese straniere per progetti di sfruttamento agricolo intensivo: un altro aspetto del land grabbing, accaparramento di terre...
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