venerdì 29 aprile 2016
Giuseppe Li Rosi in difesa del grano (no ogm)
(a Cagliari, nel novembre 2010, lo so perché ero nel pubblico)
qui un articolo interessante
inizia così:
TORNANO i grani antichi in Sicilia. Tornano a riempire i campi, ricostruiscono paesaggi, arricchiscono la biodiversità di un'agricoltura che da decenni ha ridotto a poche specie super selezionate il frumento dell'isola che fu uno dei granai dell'Impero romano. Ufficialmente sono solo 500 ettari, ma c'è chi parla di 3.000. I contadini che stanno passando al biologico e al recupero delle sementi locali crescono di anno in anno, si associano, mettono in piedi filiere alimentari e fanno cultura, oltre che coltura.
"Ho convertito 100 ettari dell'azienda familiare a grano locale" confessa Giuseppe Li Rosi, uno dei più convinti sostenitori del ritorno all'antico in agricoltura, "e sono il custode di tre varietà locali, Timilia, Maiorca e Strazzavisazz". I custodi seminano queste rarità botaniche, dedicando almeno 10 ettari a ogni coltura, si impegnano nella ricerca storica e a mantenere la purezza del seme. Li Rosi, contadino da generazioni, è anche il presidente dell'associazione Simenza, cumpagnia siciliana sementi contadine, che mette insieme settanta produttori "ma altri cento sono pronti a entrare", assicura Giuseppe. La sperimentazione, oltre alla conservazione, è all'ordine del giorno nella Cumpagnia: si coltivano campi anche con miscugli di sementi, un procedimento diametralmente opposto alla tecnica moderna, che ricerca l'uniformità, lo standard in nome della quantità...
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