Sconosciuto fino a un anno fa, oggi il glifosato è al centro di una querelle
scientifica e politica. Mentre si attende di sapere da che parte sarà l’Europa,
tra la posizione dello Iarc (Agenzia dell’OMS), che lo ha classificato come
“probabile cancerogeno per l’uomo”, e quella dell’Efsa, che invece lo ha
assolto, in molti Paesi si allarga la schiera di chi è contrario all’uso del
pesticida. Stiamo parlando dell’erbicida più usato al mondo, sintetizzato per
la prima volta nel 1950. Da allora viene irrorato con numeri impressionanti: il
volume di glifosato spruzzato è sufficiente a trattare tra il 22 e il 30% dei
campi coltivati nel mondo. Mai nessuna sostanza è stata irrorata su una
superficie mondiale tanto vasta.
Ma quanto
glifosato, dai campi, finisce sulle nostre tavole? Il Test-Salvagente, in
edicola da domani 23 aprile, ha condotto le prime analisi italiane per
scoprire il livello di contaminazione in corn flakes, farine, biscotti, fette
biscottate e pasta. Il risultato? Una roulette russa in cui né le aziende né i consumatori
possono stare tranquilli. Per una stessa marca, infatti, sono stati trovati lotti
in cui è stato rintracciato l’erbicida accanto a lotti che non lo contenevano.
I residui, sempre inferiori ai limiti di legge, testimoniano una contaminazione
diffusa, quasi ubiquitaria.
Discorso
diverso e ben più allarmante sull’acqua che beviamo tutti i giorni. Il
Test-Salvagente ha analizzato 26 campioni provenienti da diverse città italiane e in due casi l’Ampa, un derivato del
glifosato che con l’erbicida condivide la tossicità e gli effetti a lungo
termine sulla salute umana, è risultato superiore ai limiti di legge. Nessuna
Regione italiana – denuncia il mensile dei consumatori – analizza la presenza
di glifosato e del suometabolita
Ampa nelle acque potabili,
nonostante le raccomandazioni comunitarie.
Spiega Riccardo Quintili, direttore
de il Test-Salvagente: “L’Europa non sacrifichi agli interessi di pochi uno dei
suoi principi fondamentali, quello di precauzione che stabilisce che di fronte
a un possibile pericolo per la salute si debba vietare un prodotto o una
sostanza. È il caso, chiaro, del glifosato, un pesticida che rischia di
avvelenare anche i simboli del made in Italy”.
Un timore che sembra interessare anche l’industria e il nostro ministro
per le Politiche Agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, che proprio al mensile dei consumatori ha
anticipato il piano “glifosato zero” sulle produzioni italiane.
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