In questi giorni si parla tanto del
Referendum abrogativo del 17 aprile, non molto (e male) in Tv (ovviamente),
mentre sui social bisogna dire che c’è una discreta attenzione. Quasi ogni
giorno si diffonde in modo virale qualche articolo o immagine che porta le
ragioni dei favorevoli e dei contrari al blocco delle trivellazioni in mare
entro le dodici miglia dalla costa. Premettendo che sono tra i favorevoli al
blocco (quindi voterò Sì), vorrei portare il mio punto di vista
cercando di svincolarmi il più possibile dalle fonti lette finora. Perché sento
questa necessità? Perché purtroppo leggo il diffondersi di posizioni basate su una visione molto parziale
del mondo in cui viviamo e soprattutto sull’idea per cui
Noi poco possiamo fare e dovrebbe essere il governo a far svoltare il paese
verso le Rinnovabili.
Innanzitutto va chiarito che il tema del referendum non è
“continuiamo o smettiamo di usare il petrolio”, bensì semplicemente “vogliamo o
no permettere ancora le trivellazioni vicino le nostre coste”? Molti sui social hanno lamentato che non ci sono
sufficienti informazioni per giungere ad una scelta consapevole, io sostengo
non solo che ci sono, ma anche che non sono neanche necessarie, basta osservare
come va il mondo e pensare alle conseguenze di entrambe i possibili risultati.
Nel caso vinca l’astensionismo è facile, tutto rimarrà come è ora. Cosa
accadrebbe nel caso vinca invece il Sì? Anche chi è sfavorevole alle
trivellazioni pensa che non cambierebbe nulla. Analizziamo alcune delle
contestazioni:
1) Il capo del governo dice che si perderebbero
solo posti di lavoro. Bene, ragioniamoci… Sappiamo che il petrolio non è
infinito, prima o poi finirà, forse non saranno
gli attuali lavoratori a perdere il lavoro ma prima o poi chi ci lavora lo
perderà. Inoltre il lavoro in un settore inquinante come l’estrazione
petrolifera non è proprio cosa da incentivare. Quindi la domanda diventa: per
aumentare stabilmente l’occupazione, ci interessano davvero dei posti di lavoro
in un settore senza futuro? A Renzi interessa davvero creare benessere o solo
aumentare un numeretto per poi far cadere comunque nel disagio queste famiglie
fra qualche anno? Ci interessa
in sostanza il “lavoro a qualunque costo” o il “lavoro utile”? Perché secondo Renzi
noi dovremmo essere contenti anche se l’occupazione aumentasse grazie ad una
maggiore produzione di armi, mentre sfido chiunque a dirmi di essere contento
se l’occupazione italiana aumenta grazie a guerre e morti in altri paesi. Qualsiasi
persona veramente interessata al bene del suo paese dovrebbe ragionare in
questi termini e non in questo modo limitato e senza futuro. A me interessa il
“lavoro utile”, cioè quello che produce effetti lunghi e positivi per la
società e non danneggia l’ambiente. Siccome non voglio pensare che dietro alle
affermazioni di Renzi ci sia altro, posso affermare con certezza che un
individuo come lui, con tale limitatissima capacità di pensiero analitico,
dovrebbe ricoprire incarichi ben meno importanti. Ma d’altra parte la metà
degli italiani non riesce ad andare oltre una semplice relazione di
causa-effetto (spesso neanche quella), per cui è normale che ragionando così si
ottiene consenso.
.
2) Molti sostengono che anche bloccando le
trivellazioni vicino la costa lo si farà altrove e che comunque oltre le dodici
miglia già ci sono. Chi fa questo ragionamento guarda il dito e non la luna. Io
mi chiedo: vogliamo o no
cominciare da qualche parte? Oppure crediamo davvero che debbano essere i
governi a fare i loro passi verso un modello sostenibile? Chi ragiona così, per analogia possiamo
paragonarlo ad una persona che getta l’immondizia per terra fuori casa in
quanto “tanto tutti i vicini lo fanno”, dicendo che è inutile tenere pulito il
proprio pezzettino finché ci sono altri che sporcano. Cosa rispondere se non
che hanno una visione davvero limitata del mondo, di come può cambiare e
dell’importanza che ognuno di noi ha? Queste persone sono ancora stretti nella
morsa della delega, pensano che debbano essere gli altri a cambiare le cose
mentre noi siamo solo attori passivi.
3) Poi ci sono gli ipocriti che danno degli
ipocriti a chi vorrebbe un mondo migliore, insomma quelli che dicono che il
petrolio ci serve e che quindi non possiamo non trivellare perché sennò finiamo
come col nucleare francese. Cosa rispondere? A parte che il nucleare è stato ed
è ancora follia pura, le alternative ci sono e come! Certo, finché si pomperà petrolio nessuno avrà interesse
ad adottarle seriamente, questo è lapalissiano. Ma per il semplice motivo che i
nostri vicini usano fonti inquinanti non vuol dire che dobbiamo farlo anche
noi. Perché secondo voi i paesi produttori di petrolio stanno investendo nel
Solare Termodinamico? Mica sono stupidi, sanno che il petrolio finirà e quando
accadrà vogliono essere pronti. E noi che facciamo? Se diamo retta a questa
categoria di persone faremo una brutta fine. Il Solare Termodinamico è
molto funzionale, sfrutta la concentrazione della luce
del sole per scaldare un liquido che portato ad altissime temperature (diverse
centinaia di gradi) viene usato per alimentare le turbine e produrre energia
elettrica. E con l’energia elettrica possiamo fare tutto, cucinare, far andare
mezzi di trasporto, ogni cosa. Questa tecnologia costa pochissimo, ha un
impatto ambientale praticamente nullo, si adatta bene alle nostre latitudini,
funziona anche di notte e con cielo nuvoloso e potrebbe essere distribuito in
tanti piccoli impianti connessi in modo da rendere il sistema più robusto e
funzionale. Perché non lo adottiamo? Perché buttiamo soldi in inutili opere e
permettiamo ancora le trivellazioni nel Mediterraneo con il rischio di
distruggere l’intero ecosistema in caso di incidente? Ci siamo dimenticati del
disastro del Golfo del Messico di qualche anno fa? Per chi guardava l’Isola dei
Famosi mentre milioni di barili di petrolio venivano sverzati in mare per 106
giorni, consiglio di consultare Google.
Conclusione: se vogliamo cambiare le cose dobbiamo usare
ogni mezzo. Questo referendum è certamente solo un piccolo tassello, guardiamo
la realtà, di certo non ci sarà alcun passaggio netto dal petrolio alle
rinnovabili, ma se anche
ognuno di noi inizia a fare la sua parte allora possiamo cambiare veramente. Oltre a votare il 17 aprile, iniziamo ad adottare
uno stile di vita sempre meno dipendente dal petrolio, facciamo in modo di diminuire la richiesta,
riduciamo gli sprechi, evitiamo la plastica, ottimizziamo l’uso
dell’automobile, evitiamo di acquistare o tenere nell’armadio tanti vestiti
inutili (per produrli serve molta energia, regaliamoli!), preferiamo il cibo
crudo e riduciamo carne e latticini (che ci fa anche bene alla salute),
installiamo stufe a legna (non pellet) per il riscaldamento di casa, eliminiamo
(o almeno riduciamo) tabacco e alcolici, favoriamo il riuso di oggetti usati
invece di acquistarne sempre di nuovi, acquistiamo cibo e prodotti da aziende
che puntano sulla riduzione delle fonti fossili, non acquistiamo prodotti che
arrivano da lontano (ad esempio la frutta tropicale), cerchiamo di autoprodurre
in casa il più possibile usando ingredienti locali, favoriamo il turismo a
basso impatto ambientale (ovvero in agriturismi o ecovillaggi che attuano
pratiche di sostenibilità)… Possiamo fare davvero tanto, dobbiamo Evolverci
cari amici, è inutile che ci giriamo intorno, il mondo e l’umanità hanno
bisogno di un cambiamento, Gaia ce lo chiede, e se i nostri vicini non lo fanno
facciamolo noi, è questo che conta. Gli interessi dei governi e delle multinazionali
possono avvenire solo se Noi rimaniamo inermi. Il vero cambiamento è questo, ma
sfruttiamo tutti gli strumenti che abbiamo, per cui intanto il 17 aprile
diciamo con forza che su un pezzettino di mondo non si trivella più!
Nessun commento:
Posta un commento