sabato 23 novembre 2013

La annunciata tragedia in Sardegna: non deresponsabilizziamo i colpevoli - Giorgia Foddis

Una strana coincidenza quella che sto vivendo, una sarda alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Varsavia. L’evento è solenne, vi è assoluta urgenza di agire, occorre sensibilizzare la popolazione, fare pressione sui negoziatori per far si che il riscaldamento globale sia limitato, che i maggiori danni dall’accertato cambiamento climatico siano limitati. Nel mentre un violentissimo nubrifagio colpisce per l’ennesima volta la mia terra, causando morti, feriti, sfollati, distruzione.
Accade quindi che la triste vicenda che sta colpendo la Sardegna riceva la massima attenzione mediatica. Ne ha parlato la BBC, e, mentre pranzavo nella Food Court del National Stadium, pure la CNN mandava in onda un servizio di due minuti con immagini che mi hanno fatto passare l’appetito. In fondo, penso, dovrei essere contenta della pubblicità che sta avendo, almeno la tragedia non passa inosservata.
Eppure…
In tanti scrivono, in tanti provano a spiegare le cause di questo triste avvenimento. E allora ricorrono parole come cambiamento climatico e triste fatalità, a volte accostate a generici e deboli richiami alla necessità di fare prevenzione. L’impressione che si ha è che si sia impotenti, che non sia stato possibile fare nulla per evitare la calamità.
Non c’è ancora spazio per la parola ‘responsabilità’ in questi discorsi, eccetto rarissimi casi a livello regionale.
È vero, le precipitazioni sono state intensissime (circa 500mml, corrispondente alla quantità media di precipitazioni di un semestre). È vero, gli eventi ‘estremi’ sono già più frequenti e sono destinati ad esserlo ancora di più, come sottolineato dal V Rapporto dell’IPCC. È vero, è importante sensibilizzare la popolazione sul tema del cambiamento climatico. Eppure, in tanti usano questo argomento solo per deresponsabilizzarsi, si chiama ‘emergenza’ ciò che ormai è divenuto ordinarietà…

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