Distributore
automatico di merendine in un’azienda occidentale. Tarallucci, crackers,
biscotti di cioccolato, wafer al riso soffiato, patatine. Su cinque snack,
cinque citano fra gli ingredienti “oli e grassi vegetali”. Nome generico dietro
cui, probabilmente, si cela anche l’olio di palma, usato pure come
biocarburante e in vari detersivi, shampoo, cosmetici, in particolare nei
saponi, perché permette di ottenere un prodotto molto solido, di rapida
essiccazione e che si consuma lentamente. È l’olio vegetale più usato al mondo,
dopo quello di soia: coltivarlo costa poco e ha un’altissima resa. Un singolo
ettaro può produrre fino a sette tonnellate di olio, molto più di quanto si
riesca a estrarre da altre colture di semi oleosi come mais, soia, colza.
INCENDI DOLOSI - Isola di
Sumatra, Indonesia. Da giugno a settembre, nella stagione secca, ogni anno qui
si consuma un triste rituale: incendi dolosi appiccati nelle foreste per far
posto a sconfinate piantagioni di palma da acacia, da cui si estrae la polpa di
cellulosa per la produzione di carta, oppure di una particolare varietà di
palma, che produce un grosso frutto rosso ricco di olio, la palma da olio
appunto. Incendi accesi da mano umana che spesso si trasformano in roghi fuori
da ogni controllo. Migliaia di ettari di vegetazione tropicale vanno in fumo
così, ogni anno, creando enormi nuvole di cenere e polvere che arrivano fino a
Singapore, Malesia, Taiwan e altri Paesi vicini, rendendo l’aria irrespirabile
per centinaia di chilometri. Come hanno dimostrato le scioccanti immagini
satellitari diramate in giugno. Per giorni Singapore è stata avvolta da una
densa caligine che ha spinto la popolazione a barricarsi in casa o girare con
la mascherina e le centraline dell’inquinamento dell’aria, che misurano le
famigerate polveri sottili in atmosfera, sono schizzate da 75 a 401 (Pollutant
Standard Index), “rischio letale per anziani e malati”…
…Di certo noi
italiani non possiamo chiamarci fuori, anche se centinaia di migliaia di
chilometri ci separano da quelle foreste. Siamo, infatti, uno dei principali
consumatori di polpa di cellulosa dalla Cina (e quasi tutta la polpa di
cellulosa commercializzata dai cinesi proviene dall’Indonesia) e terzi
consumatori di olio di palma a livello europeo dopo Gran Bretagna e Olanda.
Sugli scaffali dei nostri supermercati, come nei distributori automatici di
snack o nelle profumerie, si accumulano prodotti industriali che contengono
materie prime provenienti dalla distruzione delle foreste indonesiane.
L’obiettivo di Greenpeace è proprio quello di ricostruire la filiera, il
binario che collega la distruzione delle torbiere con i prodotti che finiscono
nelle nostre case. Tentando poi di cambiare le politiche di acquisto di queste
materie prime da parte dei grandi brand internazionali.
LA CAMPAGNA “DEFORESTAZIONE ZERO” - Come è già avvenuto per la filiera della carta, attraverso una
campagna “deforestazione zero” che ha spinto gli editori a non comprare più
polpa di cellulosa proveniente da “crimini forestali”, Greenpeace ora punta a
spingere i brand della cosmetica e dell’alimentazione a ripulire i loro
prodotti alla sorgente e quindi a fermare la “politica dello slash and burn”.
Quando Unilever o Procter&Gamble, che commercializzano saponette, prodotti
cosmetici e detersivi, hanno cancellato il contratto con le multinazionali più
controverse dell’olio di palma, infatti, anche i produttori indonesiani hanno
fatto marcia indietro. Insomma, la via più facile per spegnere gli incendi in
Asia sembra essere la sensibilizzazione dei consumatori e delle aziende
occidentali, quasi tutte ormai dotate di una politica di Corporate
sustainability che si occupa dell’impatto delle proprie pratiche produttive.
Torno al distributore di merendine. Prendo un’acqua e vado via.
non so se ci crederai, ma provando a parlare di queste cose (anche solo un accenno) mi sono giocato gran parte della reputazione personale... insomma, le persone con cui ne ho parlato mi prendono ormai per matto.
RispondiEliminaGuai a chi si interessa di queste cose, pensano subito che vuoi portargli via tutto quello che amano (cioè i salatini, le patatine fritte, il suv, il tablet e lo smartphone, la moto grossa) e poi rinchiuderli in un gulag.
(non sto esagerando, purtroppo...)
Invece mi interessava porre la questione, ma lo sai che per il minerale che serve per le batterie del portatile ci sono state e ci sono ancora delle guerre in corso, con milioni di morti?
Ci sono cose che non si possono dire, e la colpa stavolta non è dei politici e non è nemmeno dei giornalisti...
"la verità rende liberi" dice qualcuno, a volte se le cose vere che dici disturbano le comodità ti farebbero fare la fine del Grillo Parlante di Pinocchio, altre volte ti guardano come se tu sia un povero scemo fuori del mondo.
Eliminae pensi che l'estinzione del genere umano, al pianeta, non dispiacerebbe.