sabato 26 marzo 2011

Claudia Bettiol parla di energia


grazie a Mario, che me ne ha parlato - francesco


...Hai scritto Hanno difficoltà perché dovrebbero prendere come riferimento se stessi, la loro vita, i loro figli. Cosa vuol dire?

Vedi quello che succede in Italia? Si cerca sempre una magia che risolva i problemi. O una grande industria. Così possiamo continuare a non pensare. In realtà, quando mi chiedono cosa penso del nucleare, dico: guarda il nucleare non mi interessa, intanto perché è lontano, e in secondo luogo perché ci lavoreranno le imprese, mentre in un’energia distribuita ci lavoreranno i nostri figli. Ci lavoreranno le persone locali, gli artigiani locali, ci lavoreranno le piccole medie imprese. Paradossalmente l’energia liberale è l’energia distribuita…

Paradossalmente?

Perché quando senti parlare di liberalizzazione dell’energia senti in realtà parlare del fatto che c’è concorrenza, non è vero è un unico monopolio… . L’energia distribuita dà lavoro a migliaia di imprese, crea una vera liberalizzazione molto più di tre imprese che si fanno fintamente la concorrenza. E il concetto sui figli è questo: noi comunque andiamo incontro ad un mondo che sarà popolato da 7 o 8 miliardi di persone, comunque… e non ci sono risorse per tutti. Noi siamo vissuti su un costo di materie prime basse perché eravamo un miliardo di ricchi e gli altri li facevamo lavorare come schiavi. Quando un cinese è pagato due euro al giorno è uno schiavo, allora noi avevamo un mondo che si basava su un miliardo di ricchi e tutti gli altri a che ci servivano? Oggi ci sono più ricchi in Cina che in Europa, anche se c’è molta povertà in Cina, però sono un miliardo e mezzo, tre volte gli europei. E l’India sta nelle stesse condizioni. Allora una delle ipotesi è che noi volevamo essere i padroni del mondo e noi dobbiamo…

Cosa dobbiamo fare?

Eh, il nostro destino è paradossalmente quello di essere servitori. Molte imprese italiane ed europee sono state comprate da indiani e cinesi. Allora noi non siamo più la classe pensante, ma ci avviamo a essere la classe di dipendenti.

Cosa porre rimedio?

Devi ripensare alla struttura del mondo, allora devi pensare alla pressione che esercitano questi, almeno un miliardo di nuovi ricchi, almeno un miliardo tra Brasile, Sud Africa, India e Cina, pensare che non lo possiamo impedire se non ripensando alle strutture sociali. E la struttura sociale passa attraverso l’energia, perché noi abbiamo bisogno di energia, in questo momento io e te stiamo consumando energia. Io sto consumando la macchina e la batteria del telefonino. Io non so se tu hai il computer acceso, se hai una lampada accesa, un telefonino acceso…

Ho anche un registratore…

Ecco, senza tutto questo, ci scriveremmo una lettera. Tutto questa energia è stata così connessa alla nostra identità che è diventata un diritto, ma è un diritto per 100 miliardi di persone, troppe. Quindi la pressione non è solo quella dei barconi che attraversano il Mediterraneo, la pressione che è sempre più evidente, è quella di migliaia di persone che vogliono l’energia che abbiamo noi per avere uno stile di vita tipo il nostro.

L’energia come opportunità per uscire dalla crisi?

Ce la stiamo perdendo, come un treno. Ci stiamo perdendo questa occasione. Sta diventando il punto di forza dei cinesi. Non produciamo tecnologie perché decidiamo di usare sostegni per comprare tecnologie che fanno altri...


da un'intervista


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