Sono ormai
oltre nove anni che con i nostri bambini e le nostre bambine a scuola
sperimentiamo con soddisfazione un sistema per gestire il momento della mensa
come un
momento educativo, senza soluzione di continuità con le
esperienze fatte in aula, in gita scolastica o in palestra. L’educazione
alimentare entra nel piatto e dal piatto prosegue negli stomaci famelici dei
nostri bambini.
Si parte dal presupposto che l’organismo per crescere
sano abbia bisogno di moltissimi nutrienti contenuti in una vasta gamma di
alimenti. Siamo
quello che mangiamo e
così come un’astronave di lego ha bisogno di mattoncini grandi piccoli e delle
più svariate forme, anche il corpo in crescita necessita di vitamine
provenienti dalle arance, dall’insalata, dalle carote e dalla banana, i
carboidrati possono arrivare dalla pizza ma devono esserci anche quelli di
patate e riso, le proteine dell’arrosto sono indispensabili come quelle dei
legumi. La ricchezza in natura sta sempre nella varietà e nell’equilibrio. Il
menù della nostra mensa scolastica è vario e gustoso, certo
non tutti amano gli spinaci, altri li adorano, le carote sono una scoperta per
Tommaso, mentre le patate sono “la bestia nera” per Martina.
Serena non ha molto appetito oggi, mentre Edoardo sbranerebbe un bisonte. Un
po’ di tutto , un po’ per tutti.
Abbiamo due linee
guida che ci aiutano a fare la cosa giusta anche in mensa: ogni portata deve
essere assaggiata; tutto quel che entra nel piatto, finisce nello stomaco.
È faticoso, a volte, per tutti. Ma l’avventura del crescere implica impegno, a
volte fatica ma come in una passeggiata in montagna, che soddisfazione
quando si arriva in cima.
Ecco come procediamo:
appena i bambini si accomodano ai loro tavoli, i maestri prendono un po’ di
piatti vuoti e passano ai tavoli chiedendo chi vuole porzione intera e chi metà
del primo. Non è prevista l’opzione del prendere intero e buttare via, nè,
tantomeno quella del non prendere del tutto il primo. Almeno metà si mangia.
Coloro che vogliono solo metà porzione vengono associati: uno riceve il piatto
vuoto dal maestro, l’altro il piatto pieno, i due autonomamente si dividono la
razione e il gioco è fatto.
Per il secondo stessa procedura, ma la verdura di
contorno viene messa in un grande piatto e l’insegnante passa, da ogni bambino
chiedendo se ne vuole porzione intera oppure se ne voglia una quantità modesta
o… microscopica. Tanta, poca o pochissima, ma si mangia: perchè ogni minerale,
ogni vitamina, ogni nutriente è diverso dall’altro ed essenziale. In
questo modo lo scarto al termine del piatto è pari a zero,
mentre con altre gestioni abbiamo verificato che si può arrivare anche a
quattro chilogrammi di cibo buttato senza toccarlo per ogni tavolo. Abbiamo più
di venti tavoli, il conto è presto fatto ottanta chilogrammi di cibo sprecato
ogni giorno.
Al termine del pasto
i bambini rassettano i tavoli differenziando i piatti dai bicchieri dalle posate in modo da agevolare le inservienti
nel riordino.
Questo modello è
stato inizialmente ideato e sperimentato dalla nostra classe poi via via si è
diffuso ad almeno metà delle classi della scuola Rio Crosio di Asti:
una grande soddisfazione per i Bimbisvegli che hanno avuto l’orgoglio di veder
adottata la loro pratica, premiando il loro costante impegno.
L’anno scorso il Consiglio Cittadino dei Ragazzi ha
lavorato molto sul tema del riciclaggio e della riduzione degli sprechi e ha
proposto in diverse scuole astigiane una “sfida” tra le classi a chi lasciava
il tavolo più pulito. Una sfida vinta da tutti e premiata a giugno con una
graditissima porzione di profiterollgentilmente offerta da
una ditta.
Resta ancora un passo
ambizioso da compiere: quantificare questo risparmio riuscendo a gratificare
dal punto di vista economico anche le famiglie. Il modo
c’è ed è molto semplice: dopo qualche settimana di questo sistema ogni
insegnante capisce benissimo qual è l’effettivo consumo della propria classe.
Se otto tra bambini e bambine mangiano generalmente la mezza porzione è come se
quattro non mangiassero. E se si riuscisse a riconoscere a questo impegno per
non sprecare alimenti buoni e cibo prezioso? Basterebbe che gli insegnanti
fossero autorizzati a contare come “non presente” un bambino o due o tre ogni
giorno (a seconda di quanto la classe è famelica) oppure questa turnazione
potrebbe essere facilmente gestita per via informatica con un semplice
accorgimento nel sistema di gestione ordini della cooperativa che gestisce il catering.
Recentemente l’amministrazione comunale si è dimostrata
estremamente sensibile al problema degli sprechi nelle mense, stamane si è
iniziato a parlare insieme all’assessore Marta Parodi della possibilità
di recepire questa pratica sperimentale strutturandolo ed allargandolo anche ad
altre scuole, garantendo così un enorme risparmio in
termini di risorse alimentari che non verrebbero cotte e buttate via (fossero
anche solo cinquanta chilogrammi ogni scuola sarebbe già un’enormità) e un bel
risparmio per le famiglie, cioè cinque/otto euro in meno al mese per il pagamento della retta della mensa.
Sono già stati
calendarizzati incontri con l’assessore Parodi, la scuola, i funzionari e gli
impiegati comunali del servizio mensa che hanno, da sempre, apprezzato e
agevolato questo sistema, e i dirigenti delle ditte appaltatrici del servizio
refezione per valutare la possibilità di attuare su scala cittadina questa
modalità. Un bel modo per fare sistema e un’occasione “ghiotta” (è proprio il
caso dirlo) per dare valore al cibo ed importanza al cibo.
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