martedì 14 aprile 2015

L’arte di aiutare la natura in Sardegna - Elisabetta Pau

A Masainas, nella piazza, c è un olivastro secolare gigantesco, bellissimo. In questo piccolo paese della provincia di Carbonia-Iglesias, sabato 21 e domenica 22 marzo c è stata la quarta edizione della Festa degli innesti. Il primo giorno si è parlato di biodiversità, ambiente, catena alimentare e salute. Il secondo era tutto incentrato sulla pratica dell’innesto (1). Grazie ad alcuni professionisti, che hanno messo a disposizione la loro arte scegliendo delle marze (1) di vecchie cultivar da innestare sui portainnesti – peri, meli e susini, perlopiù -, si è potuto assistere dal vivo a questa tecnica. Volendo, si poteva anche portar via la pianta.
Mi sono ritrovata così ad ammirare le mani esperte al lavoro, a discutere di vecchie varietà di cui ricordavo appena il colore e la forma del frutto e ho carpito anche consigli su come meglio coltivare. C’erano i banchetti dei prodotti locali: il miele, le uova, le spugne di luffa, i carciofi coltivati con metodo biodinamico, il pane di grano biologico. È stata una bella mattinata, terminata con un pranzo collettivo a base di prodotti locali organizzato per bene dalla Pro Loco.
L’intera manifestazione, invece, insieme all’amministrazione comunale l’aveva organizzata il Centro di sperimentazione autosviluppo Domus Amigas di Bindua, frazione di Iglesias. La presidente è Teresa Piras, con entusiasmo, convinzione e una gentilezza fuori dal comune, mi racconta che tutto nasce da un gruppo di donne che hanno reagito alla chiusura delle miniere, sulle quali era basata l’economia di diversi paesi della zona. Si sono riunite e hanno portato nel tavolo di discussione l’esigenza di capire cosa si potesse fare insieme.
“Abbiamo esplorato forme di economia alternativa e di auto-organizzazione capaci di dare una risposta concreta, credibile e realizzabile a una crisi economica che crea disoccupazione e costringe i Sardi ad emigrare. Con questa consapevolezza, abbiamo provato a immaginare uno sviluppo che potesse migliorare da subito la vita di ognuno e cominciato a lavorare su alcuni progetti. Abbiamo cercato di tessere reti di mutuo aiuto e solidarietà verso le realtà esistenti, facendone nascere altre con iniziative rivolte in questa direzione”, spiega Teresa. Una di queste è la Festa degli innesti, nata con lo spirito di evidenziare le risorse locali e le biodiversità: “Ci siamo avvicinati a quello che la Sardegna produceva un tempo e abbiamo sentito l’esigenza di capire perché certe colture erano scomparse e in quale contesto. A partire dal cibo, ci si è resi conto che non si trovava più ciò che ci occorreva per una corretta alimentazione: legumi, grano e frutta. Nel 2010, si è così creato un comitato per la biodiversità, la prima iniziativa è stata proprio quella di innestare antiche varietà. L’ha resa possibile soprattutto Giorgio Deiana, un grande appassionato che innestava per conto suo delle piante selvatiche lungo una linea ferroviaria abbandonata”.
Le ore sono passate veloci, in questa mattinata di scambi e intarsi agricoli. Il clima era sereno e rilassato e chi ha partecipato si è sentito accolto. “La vita si è realizzata sul pianeta grazie alle cooperazione e non con la competizione. Questo è già un cambiamento, una delle cose più importanti sono le relazioni che poi si stringono grazie a questi incontri. Ognuno contribuisce con le proprie caratteristiche e allora si parla di biodiversità sociale, ma è la stessa cosa. La vita influisce attraverso la complessità e la cooperazione e non si può separare il lavoro di conversione della natura, dal sociale. Ecco perché abbiamo lavorato per l’innesto sociale con comunità che hanno differenti origini. Ogni passo è un progetto politico, perché ormai sappiamo che la politica è quella fatta dal basso. Resto incantata ad ascoltare le parole di Teresa, una donna con una figura esile quanto solide e grandi sono la sua energia, la voglia di fare, di spendersi per quello in cui crede, di guardare al futuro: “Innestare è collaborare con la natura ma dobbiamo stare attenti ai suoi limiti. Siamo diventati consapevoli anche dell’atto simbolico e sappiamo che se l’uomo non rispetta i limiti della natura non c è alcun futuro possibile“.


(1) L’innesto consiste nel saldare, sul portainnesto, una parte di pianta del nesto, detta marza, rappresentata da una porzione di ramo o da una gemma, in quest’ultimo caso detta occhio o scudetto. Si ottiene, in questo modo, un’unica pianta formata da due porzioni diverse. La fusione istologica avviene grazie al callo che si forma fra le due superfici tagliate, precisamente dove combaciano i meristemi cambiali.

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