domenica 30 novembre 2014

“Oggi sono morto” – L’ultimo giorno di vita di Duke

Chi ha fatto entrare nella propria vita un animale lo sa benissimo: ci si affeziona talmente tanto da sentirlo come parte della famiglia. Noi ci prendiamo cura di loro e in cambio riceviamo una montagna di affetto. Code che scodinzolano, leccate, salti, capriole…ma purtroppo dopo anni di giochi, carezze e passeggiate nel parco, arriva il momento della separazione.
Quando questa famiglia ha scoperto che avrebbe dovuto dire addio al suo amato cane Duke, ha deciso di farlo in un modo davvero bello e commovente. Una giornata, anzi probabilmente la giornata più bella ed emozionante mai vissuta da Duke, tutte le sue cose preferite raccolte in un solo giorno..dagli hamburger ai parchi acquatici. Il tutto è stato documentato dal fotografo Robyn Arouty che ha condiviso la storia sul suo blog. Per parecchi giorni il blog del fotografo ha attraversato alcune difficoltà tecniche, a causa dell’enorme volume di persone interessate alla storia di Duke.
Qui di seguito riportiamo le foto che raccontano la storia, con la traduzione dal testo originale (la giornata raccontata dal punto di vista di Duke). Fidati, probabilmente avrai bisogno di qualche fazzoletto prima di scorrere le immagini…

martedì 25 novembre 2014

Il melograno, il frutto che unisce la vita e la morte - Patrizia Cecconi

RummanPunica granatum,  Malum punicum, Pomo saraceno, Melograno. Tanti nomi per un alberello della famiglia delle Lythracee che per bellezza, simbologia e proprietà li merita tutti. Il nome Rumman, con cui è conosciuto in Palestina viene dall’antico egiziano “Rmn” e dato che la pianta ha la sua origine nell’area compresa tra l’Africa settentrionale e l’Asia occidentale, questo  dovrebbe essere il nome originario. I romani invece lo chiamarono Punica granatum, che oggi è anche il suo nome scientifico: Punica perché arrivato da Cartagine,  e  granatum per i tanti grani che lo compongono.
Di miti intorno al melograno ne sono fioriti tanti, sia per la bellezza dei suoi fiori, sia per la particolarità dei suoi frutti. Anche le religioni lo hanno fatto proprio: per il Corano è un albero del paradiso; per la Bibbia è importante  il frutto per il numero dei suoi  grani (o arilli 613 come i 613 precetti della Torah che, secondo la tradizione ebraica,  dovrebbero rappresentare l’agire corretto di ogni ebreo. Un ruolo, giocato solo sulla sua bellezza,  viene assegnato a questo frutto nel Cantico di Salomone in un crescendo di sensualità rendendo chiaro che l’amore cantato è inteso anche come amore fisico. La donna amata è paragonata a un intero giardino di melograni che si offriranno all’amore durante la fioritura. Immagine, questa, che nobilita tanto il melograno quanto il piacere di amare come essenza della vita.
E infatti questo frutto si presta da sempre a interpretazioni legate alla sfera della sensualità e della fertilità, basti pensare che tra i suoi simboli più antichi c’è quello dell’erotismo e dell’invincibilità attribuitogli già dai babilonesi tramite la figura di Ishtar,  dea dell’amore e della fertilità ma anche della guerra. Simbolo  riproposto nel legame vita-morte-vita dalla mitologia  greca. Leggende che hanno in comune il simbolo dell’abbondanza, del dolore e dell’amore, della vita e della morte che si riallacciano in energia vitale...

sabato 22 novembre 2014

mangiare insieme fa bene

MANGIARE con i propri figli li aiuta ad andare meglio a scuola, soprattutto in matematica. Lo rivela uno studio del Consejo Escolar de Estado, il massimo organo spagnolo in tema di educazione. Secondo la ricerca, ci sono differenze fino a due punti di rendimento tra i bambini con famiglie coinvolte nella loro vita scolastica e quelli che invece se la devono cavare da soli. E il momento da non sottovalutare nell'ambito della giornata è proprio la cena, visto che è il pasto in cui la famiglia si ritrova con più calma per parlare. La colazione infatti è spesso consumata di fretta, con l'occhio all'orologio, e a pranzo figli e genitori si trovano quasi sempre in posti diversi.

Un momento per scambiare esperienze. "Non fatico a credere che anche il rendimento scolastico, così legato al benessere del giovane e non solo alle mere abilità cognitive, possa beneficiare di un clima più disteso, dove l'incontro a cena fra bambini e adulti favorisce il flusso di parola e lo scambio di esperienze dentro una reciproca soddisfazione", spiega Luigi Ballerini, psicoanalista e scrittore per ragazzi che, partendo dalla sua esperienza professionale, sul tema ha pubblicato il libro I bravi manager cenano a casa. Mangiare in famiglia fa bene a tutti...

giovedì 20 novembre 2014

Un appello dei Masai

Siamo gli anziani dei Masai della Tanzania, una delle più antiche tribù dell'Africa. Il governo ha appena annunciato di voler cacciare migliaia delle nostre famiglie dalle nostre terre per permettere a ricchi turisti di usarle per la caccia a leoni e leopardi. Gli sgomberi inizieranno immediatamente.

L'anno scorso, quando per la prima volta è stato rivelato a tutto il mondo questo piano, quasi un milione di membri di Avaaz si è fatto sentire per aiutarci. La vostra attenzione e la bufera mediatica che si è scatenata hanno costretto il governo a fare marcia indietro, facendoci guadagnare mesi preziosi. Ma il Presidente ha aspettato che l'attenzione internazionale scemasse e ora ha fatto ripartire il piano per sottrarci la nostra terra. Abbiamo urgentemente bisogno del vostro aiuto.

Al Presidente Kikwete forse non interessa di noi, ma ha mostrato che risponde alla pressione globale: quella di tutti voi! Ma forse abbiamo solo poche ore. Vi chiediamo di stare al nostro fianco per proteggere la nostra terra, la nostra gente e gli animali più incredibili di questo nostro pianeta e di far sapere a tutti cosa sta accadendo prima che sia troppo tardi. Si tratta della nostra ultima speranza. 

-- La comunità Masai del distretto di Ngorongoro

Nei giorni scorsi, il governo della Tanzania ha annunciato la creazione di una nuova area di “conservazione” sulle terre dei Masai che, secondo il leader della comunità Samwel Nangiria, segnerà “la fine dei Masai e dell’ecosistema del Serengeti”.
I Masai del distretto di Loliondo si sono duramente opposti all’accaparramento delle loro terre da parte del governo, e hanno giurato di battersi per mantenerle.
Lo straordinario paesaggio del Serengeti è meta ambita dai turisti di tutto il mondo. Per i Masai, invece, già sfrattati da gran parte delle loro terre nel nome della conservazione, si tratta della loro casa.
Nonostante il governo affermi che la terra debba diventare un corridoio funzionale agli spostamenti degli animali selvatici tra il Parco Nazionale del Serengeti e il Parco Nazionale del Masai Mara, in Kenya, l’area è stata affittata nel 1992 a una società che organizza safari di caccia, la Ortello Business Corporation (OBC). Ai Masai è stato intimato di andarsene con il loro bestiame nell’interesse della conservazione, mentre ai ricchi turisti è concesso cacciare i grandi animali selvatici che vivono nell’area…

Come vivono?
Per i Masai il bestiame è ciò che rende bella la vita, e latte e carne sono i loro alimenti preferiti. Sebbene il loro stile di vita tradizionale fosse basato sull’allevamento del bestiame (potevano procurarsi gli altri generi alimentari con lo scambio), oggi i Masai hanno bisogno di praticare anche l’agricoltura.
Conducono il bestiame da un pascolo all’altro, per dare all’erba la possibilità di ricrescere; un tempo, questi spostamenti erano garantiti da un sistema di proprietà collettiva della terra, che dava a tutti la possibilità di condividere l’accesso all’acqua e ai pascoli.
Oggi, invece, i Masai sono stati progressivamente costretti ad adottare uno stile di vita stanziale, e molti hanno trovato lavoro nelle città.
La società masai è organizzata per gruppi d’età maschili, i cui i membri vengono iniziati a diventare guerrieri e successivamente anziani. Non hanno capi, ma ogni gruppo ha un ‘Laibon’ di riferimento, una sua guida spirituale.
I Masai venerano un unico dio immanente in ogni cosa, che può manifestarsi in forme benevole oppure distruttive. Tuttavia, oggi molti Masai hanno abbracciato diverse fedi cristiane.
Quali problemi devono affrontare?
Il furto delle terre dei Masai ha avuto inizio in epoca coloniale. La maggior parte dei territori tribali sono stati gradualmente Trasformati in aziende agricole eallevamenti di bestiame, in aree gestite dal governo e in parchi naturali.
I Masai si ritrovano così confinati nelle zone più aride e sterili del paese, in cui spesso il governo cerca anche di ‘portare sviluppo’ col pretesto che i Masai gestiscano troppo bestiame rispetto alla terra disponibile.
Al contrario, i Masai sono allevatori eccellenti e raramente dispongono di più animali di quanto non sia loro necessario e di quanto il territorio possa sopportare. Le interferenze delle autorità mirano in realtà a cambiare il loro sistema di accesso comunitario alla terra.
Se da un lato ha soddisfatto gli stranieri e alcuni Masai dallo spirito imprenditoriale che sono stati in grado di acquistare o vendere terre, dall’altro, questa politica dello ‘sviluppo’ ha inaridito il territorio e condotto alla povertà gran parte del popolo dei Masai, relegato in aree troppo piccole e inadatte all’autosostentamento.
In cosa consiste la campagna di Survival?
Sin dal 1993 Survival sostiene numerosi gruppi di Masai che lottano per riavere i loro territori. In Kenia abbiamo raccolto fondi per una loro campagna di sensibilizzazione contro la vendita delle terre e abbiamo sostenuto la protesta delle tribù di Iloodoariak e Mosiro, derubati dei loro pascoli in virtù di una frode giudiziaria.
In Tanzania abbiamo aiutato i Masai di Ngorongoro a rivendicare il diritto di partecipare all’amministrazione dell’area protetta, e abbiamo condotto una campagna per la difesa della collina sacra di Endoinyo Ormoruwak (‘collina degli anziani’).

lunedì 17 novembre 2014

un incontro




In queste straordinarie immagini l'incontro tra Tansy Aspinall e il gorilla Djalta, 23 anni dopo il loro primo abbraccio nel Howlett Wild Animal Park nel Kent, in Inghilterra. Proprio lì, nel giardino zoologico gestito dal padre, la ragazza (che all'epoca aveva appena 18 mesi)  è entrata in contatto per la prima volta con il primate, poi liberato nel 2002 dopo il periodo trascorso in cattività. Dopo tanti anni papà e figlia si sono messi sulle sue tracce e hanno trovato Djalta nella foresta equatoriale del Gabon. L'abbraccio tra il gorilla e Tansy, dopo una prima fase di studio, è straordinario.
da qui

mercoledì 12 novembre 2014

povero Joe

È morto di fame e di sete Joe, il cane ricoverato in condizioni disperate pochi giorni fa nella clinica veterinaria Due Mari di Oristano. Centinaia di persone hanno seguito la triste storia dell’animale, arrivato dai veterinari venerdì scorso grazie a un giovane che lo ha trovato in fin di vita, a bordo strada. Appena ricoverato  la sorpresa: il cane aveva il microchip, i suoi padroni più di un anno fa ne avevano denunciato la scomparsa ad Oristano ma erano ormai rassegnati ad averlo perso. Sono stati subito contattati dalla clinica e hanno potuto incontrare Joe, che nel frattempo era sotto terapia: malato e denutrito, aveva bisogno di trasfusioni e cure.
“Quando è arrivato era praticamente morto, anche se il suo cuore ancora batteva – racconta Monica Pais, responsabile della clinica oristanese – poi, miracolosamente, per 24 ore ha risposto alle terapie e si è riacceso , ma i danni per l’ipotermia causata dalla denutrizione avevano già mortalmente ferito i suoi organi, anche se tentava di nutrirsi. È stato terribile”.
Nei giorni scorsi tantissime persone hanno inviato messaggi di speranza ai padroni del cane e alla clinica, seguendo gli aggiornamenti sullo stato dell’animale. “Alla fine ha avuto una crisi – racconta ancora Pais – è rientrato in coma ed è morto. Povera bestia, ci rimane la consolazione di avergli permesso di riaccendersi per una giornata intera e di tornare ‘a casa’ anche se solo per una manciata di ore, di rivedere la sua famiglia “. La veterinaria non ha dubbi: “Se lo avessero trovato solo 24 ore prima avrebbe potuto farcela. Era lontano da casa da un anno, in tutto questo tempo è impossibile che nessuno lo abbia notato. Nessuno gli ha dato da mangiare anche se lo vedeva in giro, nessuno ha pensato di segnalarlo ai vigili o verificare se aveva il microchip: Joe è morto di indifferenza”
Francesca Mulas

lunedì 3 novembre 2014

Viaggio al termine delle alette di pollo - Antonello Caporale

Tutto finì in alette di pollo. Due euro e trentanove centesimi al chilo. Il futuro vi aspetta qui, al bancone di carni Lidl, sulla via Casilina altezza Centocelle. Dopo Carrefour ma prima di Trony e di Coop, sulla destra scendendo, quasi di fronte a Eurocasa, Mondialcucine e Unieuro. È bello quasi come gli altri e colorato anche. È un supermercato vero, non più cartoni in terra ma freezer e cestelli, tanta cioccolata, carotine, lattuga, banco dei vini con un rispettabile Muller Thurgau a 2,49 euro, e vodka, brandy, limoncello (da cinque euro). La povertà ci ha vinti e conquistati e Lidl ha il merito di averla almeno resa più confortevole, presentabile, dignitosa. E liberata da qualunque ossessione. Rita, alla cassa, gentile: “Mettiamo da parte le caramelle o lo yogurt?”. La signora con figlia adolescente ha fatto spesa e deve decidere cosa espellere dalla busta: il conto fa 13 euro e 90, senza yogurt viene dodici, senza caramelle tredici tondi. “Lo yogurt”, dice. Amore di mamma. AL DISCOUNT si fa la spesa con i soldi compattati in striscioline minuscole e gli spiccioli che escono dalla tasca contati già. Maria ha settant’anni e non vede bene. Apre il borsellino. “Ho questi, tiè”. La cassiera con gesto amorevole: “Cinquanta centesimi in più del necessario, tietteli questi, li sto rimettendo nel borzellino ”. Ali di pollo, latte e due panini (con farina di grano rimacinato). Il discount racconta l’Italia meglio di chiunque altro. All’en – trata Parvos distribuisce i carrelli. Viene dal Bangladesh: “Fino a poco tempo fa pulivo i piazzali, ero assunto con una vera busta paga. Poi la crisi e a febbraio mi hanno licenziato. Sono stato con loro sei anni ma poi la gente è calata, le casse sono chiuse, guada lì su quattro una è aperta, e hanno scelto la riduzione. Ora porto i carrelli e chiedo una mancia. In una giornata faccio dieci euro, non di più. Arrotondo con la chiamata del ristorante, quando serve vado a fare il cameriere. Dalle cinque della sera alle due di notte mi danno quaranta euro. Avevo comprato casa, avevo fatto il mutuo. Ho preso 120mila euro per 25 anni. Sono regolare io. Eravamo contenti in famiglia, poi è successo disgrazia. Tutto è andato via veloce. Allora ho detto: come faccio? Vendo casa ho detto. Sono andato all’agenzia dove l’ho comprata ma mi hanno spiegato che avrei perso almeno 30mila euro. Allora ho trovato questa soluzione: mia moglie e mia figlia sono tornate al mio Paese, io ho affittato l’altra stanza (ho due stanze e cucina e un balcone) a connazionali. Duecento euro danno loro, cinquecento euro guadagno io. Con cinquecento euro pago mutuo, con duecento mangiare, pagare luce. Però voglio andar via dall’Italia, mi son detto come faccio? L’unico è lavorare ancora così per sei sette anni. Mia moglie lo sa: tra sette anni vendo casa, chiudo mutuo e torno da lei”. Di veramente straordinario, quasi inspiegabile, è che anche il discount soffre la crisi. Parvos guarda desolato il piazzale. Questo giovedì si contano cinque auto in un parcheggio costruito per trecento. La crisi è così potente che neanche il luogo della rivincita della povertà si sottrae al destino. Come se la discesa verso gli inferi non fosse ancora finita. Sono terminati i gradini della scala, siamo giunti alle alette di pollo a due euro e trentanove centesimi. Ma niente. “Da noi le vendite sono diminuite del 30% e con i lavori della Metro C anche di più. Siamo preoccupati perchè se si va avanti così non ce la facciamo”. Angela, la cassiera dello Sma di Porta Metronia, supermercato di livello medio alto, pensava che il suo posto di lavoro se lo fosse fregato Parvos. Che il suo pane (da un euro e ottanta a tre euro e venti) se lo fosse mangiato Rita del discount (pane da novanta centesimi a un euro e quaranta). Che il latte (allo Sma un euro e 60 centesimi al litro) se lo fosse bevuto Laura di Lidl (Latteria italiana, fresco e pastorizzato, neanche un euro). Che i biscotti del Mulino Bianco (due euro e 60 centesimi per 400 grammi) non potessero competere con quegli altri (sempre Mulino Bianco, sempre due euro e 60 centesimi, ma confezione da 800 grammi). Invece anche le colleghe di Angela stanno cedendo, e Parvos del Bangladesh ha perso il lavoro pur vendendo per conto del padrone “verdure e carne veramente buona, ti dico buona a poco prezzo”...

domenica 2 novembre 2014

Manuale del contadino postmoderno - Marcello Carlotti



Tu puoi ingannare un altro uomo, o un animale, e di fatto tutti provano sempre ad ingannare tutti, ma non puoi ingannare la terra, perché è peggio che mentire a se stessi. La terra, insomma, chiude il cerchio tra ciò che è e ciò che pensiamo che sia. Nel rapporto con la terra noi possiamo solo essere, e non presumere di essere o voler essere.
(Marcello Carlotti)

sabato 1 novembre 2014

Storie di malati terminali e del gatto che li assiste: la morte secondo Tom - Alessandro Ghebreigziabiher

Dal giorno della morte del proprietario, un micio di nome Tom vive presso l’ospizio del Centro Medico VA, Unità Per Le Cure Palliative, che si trova a Salem, nel Massachusetts, Stati Uniti. I dottori hanno deciso da allora di lasciarlo vagare indisturbato nell'ospedale. Pare che allievi la sofferenza dei degenti.

La morte.
Ma che ne so io della morte?
Sono un gatto.
Ma qualcosa so